Quello che segue è un post scritto da un caro amico, il Dr Moreno B., neuropsicologo che già ha scritto su questo blog. Ricorderete QUESTO post che scrisse sulla visione fantasma alcuni anni fa.
Bene, sì è offerto di scrivere per noi un interessante post che spieghi in maniera chiara e completa come funziona il complesso meccanismo della visione.
Buona lettura a tutti!
Ma torniamo al nostro discorso principale.
Invero non è niente di incomprensibile, basta capire bene la base del
ragionamento e qui mi prendo la mia parte di responsabilità nel cercare
di spiegarlo nella maniera più lineare possibile.
Di conseguenza, per quanto riguarda l'emicampo destro, vale l'opposto: la sua parte temporale viene processata dall'emiretina nasale dell'occhio destro e la sua parte nasale dall'emiretina temporale dell'occhio sinistro.
Ristabilita la continuità dei due emicampi in due fasci di fibre
segregati e coerenti, la rappresentazione di ogni emicampo giunge al
Corpo Genicolato Laterale del Talamo e da qui, poi, alla corteccia
visiva primaria, ovvero quella parte di sostanza grigia nel lobo
Occipitale detta anche corteccia striata. Qui le informazioni
visive vengono elaborate e vengono rese disponibili alla nostra
consapevolezza.
Lo scotoma può essere singolo o multiplo (come nell'esempio in figura) e può derivare da patologie che colpiscono la retina e quindi creano una zona d'ombra percettiva sulla sua superficie (degenerazioni, maculopatie, ecc...) o da patologie che colpiscono la corteccia visiva nel lobo occipitale (eventi vascolari come ictus localizzati).
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Quadrantopsia
P.S. Per qualsiasi osservazione o chiarimento scrivete pure un commento al post, cercherò di rispondere a tutti.
Bene, sì è offerto di scrivere per noi un interessante post che spieghi in maniera chiara e completa come funziona il complesso meccanismo della visione.
Buona lettura a tutti!
La Visione
Le vie Visive
Il campo visivo è quella
porzione di spazio che percepiamo quando portiamo su di essa il
nostro sguardo. E' possibile distinguere un campo visivo centrale,
inquadrato dalla fovea (la porzione centrale della retina e quella
più ricca di cellule sensibili agli stimoli visivi), ed un campo
visivo periferico, che
viene percepito dalle porzioni
della retina che circondano la fovea.
Prima
di proseguire, vorrei far prendere confidenza al lettore
circa l'uso di due termini ricorrenti quando si parla di anatomia del
sistema nervoso, due concetti che se acquisiti da subito ci
permetteranno di proseguire poi più spediti: omolateralità
e controlateralità.
- Per omolaterale si intende una parte del corpo che è sullo stesso lato di un'altra rispetto alla linea mediana: braccio sinistro e gamba sinistra sono omolaterali.
- Per controlaterale si intende, al contrario, una parte del corpo che è sul lato opposto della linea mediana rispetto ad un'altra: braccio sinistro e gamba destra sono controlaterali.
Questi termini
apparentemente complicati in realtà fanno rifermento a semplici
rapporti spaziali tra le diverse strutture anatomiche del corpo
umano, anche se in genere vengono utlizzati quando due strutture
poste sullo stesso lato o sul lato opposto sono "collegate"
in modo funzionale.
Ma torniamo al nostro discorso principale.
L'intero
campo visivo (comprensivo sia della sua parte centrale che
periferica) può essere suddiviso in un emicampo destro
e in un emicampo sinistro,
due emicampi che vengono processati in maniera peculiare
dai nostri occhi.
Perché dico
peculiare? Perché il senso comune potrebbe portarci a pensare che
questa suddivisione del campo visivo in destro e sinistro sia
facilmente riconducibile al loro occhio omologo: l'emicampo destro
processato dall'occhio destro e l'emicampo sinistro dall'occhio
sinistro; oppure al loro occhio controlaterale (emicampo destro -
occhio sinistro; emicampo sinistro - occhio destro). In realtà,
invece, la questione è un po' più complicata di così.
Guardando
la figura (chiedo scusa per la scarsa qualità dell'immagine, ma per
non avere problemi di copyright l'ho disegnata io a mano), il campo
visivo, suddiviso in emicampo destro ed emicampo sinistro, viene
processato dalla retina dei due occhi sia in maniera omolaterale
che controlaterale. Questo
perché la retina di ciascun occhio non processa interamente una metà
del campo visivo, ma più precisamente la metà temporale
dell'emicampo omolaterale e la metà nasale dell'emicampo
controlaterale. L'ho messa giù difficile, lo so, ma ora provo a
spiegare.
Prendendo come
esempio l'emicampo sinistro, la parte più esterna di esso che
viene chiamata temporale (perché tesa verso il lobo
temporale -quindi verso l'esterno, diciamo così-) viene processata
dall'emiretina nasale dell'occhio sinistro e
la parte più interna, nasale,
dall'emiretina temporale dell'occhio destro.
Di conseguenza, per quanto riguarda l'emicampo destro, vale l'opposto: la sua parte temporale viene processata dall'emiretina nasale dell'occhio destro e la sua parte nasale dall'emiretina temporale dell'occhio sinistro.
Tuttavia questa rappresentazione, sia omolaterale che controlaterale
presente sulla retina di ciascun occhio, deve risolversi prima di
arrivare alla corteccia visiva nel lobo occipitale (stazione d'arrivo
degli impulsi visivi che partono dalla retina), perché sappiamo che
in corteccia il campo visivo è si rappresentato in maniera
controlaterale, ma ogni emicampo è completo: guardando sempre la
figura sopra (in basso, dove è riportata schematicamente la zona
della corteccia visiva), si può notare che la "metà"
destra della corteccia striata recepisce la rappresentazione
dell'intero emicampo sinistro, mentre la metà sinistra recepisce
quella dell'intero emicampo destro; non vi è più quindi la
separazione di ogni emicampo in parte nasale e temporale.
Vediamo pertanto come procedono le vie visive e dove ha luogo questa
risoluzione.
Dalla retina di ciascun occhio ha orgine il nervo ottico. Esso
è il primo tratto delle vie visive e porta lo stimolo percepito
dalla retina alla prima stazione che si incontra procedendo in
direzione della corteccia visiva primaria: il chiasma ottico.
Nel nervo ottico sono presenti fibre nervose che provengono sia
dall'emiretina temporale che dall'emiretina nasale e procedono nel
loro percorso fino al chiasma ottico rimanendo in qualche modo
separate e distinte le une dalle altre.
Il chiasma è assimilabile ad uno scambio ferroviario. Mentre alcuni
treni proseguono sullo stesso binario, altri incrociano la linea
mediana e attraversano dall'altra parte. Le fibre che provengono dal
nervo ottico si comportano proprio in questo modo: alcune, quelle che
provengono dalle emiretine temporali, proseguono mantenendo lo stesso
binario; quelle che invece provengono dalle emiretine nasali
incrociano la linea mediana a passano dall'altra parte. Il fascio di
fibre che parte dal chiasma ottico e arriva al corpo genicolato
laterale prende il nome di Tratto Ottico ed esso porta
finalmente la rappresentazione completa dell'emicampo visivo
controlaterale. Prendendo come esempio sempre l'emicampo
sinistro, passato lo snodo "ferroviario" del chiasma si
uniranno quindi le fibre che portano gli stimoli provenienti sia
dalla sua parte temporale che dalla sua parte nasale, ricomponendo
quindi l'emicampo sinistro per intero.
Ma questa è una delle due vie visive.
Diciamo pure quella primaria,
quella che ci permette di indentificare ciò che compare nel nostro
campo visivo. Di riconoscere di cosa si stratta, che forma abbia e di
che colore sia. E' quindi la via che ci permette di identificare
"cosa stiamo vedendo": la via
"retino-genicolo-striata" (essa parte dalla retina,
passa per il corpo genicolato laterale del talamo e giunge alla
corteccia striata).
Tuttavia
due righe a mio giudizio vanno spese per completezza nel descrivere
l'altra via, la retino-collicolo-extrastriata.
Parallelamente alle fibre che giungono ai corpi genicolati, dopo il chiasma ottico alcune di queste fibre deviano dalla direzione comune per raggiungere due strutture (una per lato) presenti nel mesencefalo: i collicoli. Questi sono due nuclei a forma di cono che, in soldoni, si occupano di determinare la posizione spaziale di uno stimolo e di aggiustare i movimenti dell'occhio per portare il nostro focus visivo su di esso, sia che questo stimolo sia immobile sia che sia in movimento. Dai collicoli, le fibre che da essi ripartono non giungono più alla corteccia striata (visiva primaria) ma alla corteccia extrastriata, una zona della sostanza grigia del lobo occipitale che completa il processamento spaziale degli stimoli visivi. Tirando le somme, se la via visiva primaria ci permette di identificare cosa stiamo vedendo, la via "retino-collicolo-extrastriata" ci permette di determinare "dove lo stiamo vedendo".
Parallelamente alle fibre che giungono ai corpi genicolati, dopo il chiasma ottico alcune di queste fibre deviano dalla direzione comune per raggiungere due strutture (una per lato) presenti nel mesencefalo: i collicoli. Questi sono due nuclei a forma di cono che, in soldoni, si occupano di determinare la posizione spaziale di uno stimolo e di aggiustare i movimenti dell'occhio per portare il nostro focus visivo su di esso, sia che questo stimolo sia immobile sia che sia in movimento. Dai collicoli, le fibre che da essi ripartono non giungono più alla corteccia striata (visiva primaria) ma alla corteccia extrastriata, una zona della sostanza grigia del lobo occipitale che completa il processamento spaziale degli stimoli visivi. Tirando le somme, se la via visiva primaria ci permette di identificare cosa stiamo vedendo, la via "retino-collicolo-extrastriata" ci permette di determinare "dove lo stiamo vedendo".
Deficit del Campo Visivo
Descritte le vie anatomiche che ci permettono di
processare uno stimolo che proviene dal campo visivo, passiamo a
discutere del campo visivo stesso e delle disfunzioni nel suo
adeguato rilevamento a seguito di un'interruzione che può avvenire a
vari livelli della via visiva primaria.
Il
Campo Visivo oltre
ad essere suddiviso in emicampo destro e sinistro, viene
ulteriormente suddiviso in emicampo superiore ed inferiore. Questa
ulteriore distinzione ovviamente ha un suo perché funzionale ed un
corrispettivo anatomico, ma tralasciamo di addentrarci ulteriormente.
Ora, dividendo il campo visivo in destro e sinistro,
superiore ed inferiore, possiamo rappresentarlo come un'area
percettiva suddivisa in quattro quadranti.
A seconda che una lesione o una patologia degeneri un
tratto diverso delle vie visive assisteremo a deficit distinti nella
percezione di uno o più parti del campo visivo.
- Scotoma
Lo scotoma è assimilabile ad una "macchia"
nel campo visivo, una zona circoscritta in cui se si presenta uno
stimolo esso non potrà essere percepito.
Lo scotoma può essere singolo o multiplo (come nell'esempio in figura) e può derivare da patologie che colpiscono la retina e quindi creano una zona d'ombra percettiva sulla sua superficie (degenerazioni, maculopatie, ecc...) o da patologie che colpiscono la corteccia visiva nel lobo occipitale (eventi vascolari come ictus localizzati).
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Emianopsia Eteronima
Il
termine emianopsia indica
un deficit che colpisce metà (emi-)
del campo visivo. Ma dato che come abbiamo visto sopra, il nervo
ottico non porta le informazioni relative ad in intera metà del
campo visivo, una sua interruzione porterà ad un deficiti visivo
riguardante la parte temporale di un emicampo e la parte nasale
dell'altro. Per esempio, una lesione del nervo ottico sinistro poterà
ad un deficit visivo come rappresentato nella figura sottostante.
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Emianopsia Omonima
In questo caso, al contrario dell'esempio sopra
riportato, ci si riferisce alla perdita di un intero emicampo.
Questo
tipo di emianopsia si verifica quando viene interrotta la via visiva
dopo il ricongiungimento delle fibre in seguito allo snodo del
Chiasma Ottico. In genere questo quadro di deficit si verifica a
causa di eventi vascolari profondi del Lobo Temporale sotto al quale
passa il tratto ottico,
il fascio di fibre che copre il tratto tra il chiasma e la corteccia
visiva primaria.
Quadrantopsia,
significa perdita della capacità visiva limitatamente ad un
quadrante del campo
visivo. Anch'essa si verifica nella maggior parte dei casi a seguito
di una lesione del tratto
ottico, ma solo di una
parte di questo. In pratica, anziché essere interrotte tutte le
fibre che lo compongono, la lesione disattiva solo la porzione di
esse che portano le informazioni percepite in un quadrante del campo
visivo. In genere una lesione che da luogo a questo caso clinico è
più comune che si sia verifichi quando il tratto ottico è ormai in
prossimità della corteccia visiva, questo perché nel tratto finale
le fibre di allargano e occupano una superficie maggiore per
innervare le aree della corteccia su cui è rappresentato il campo
visivo ed avendo a disposizione un'area più allargata è più che
probabile che una lesione determini un deficit così selettivo.
Una, chiamiamola così, curiosità, riguarda il fatto
che nella maggior parte dei casi, quando questi deficit si
verificano, il soggetto non è consapevole del suo problema.
Questo non è dovuto ad un danno collaterale della lesione o della
patologia che l'ha colpito, ma è una funzione intrinseca ed adattiva
del nostro cervello. Per essere individui in grado di interagire al
meglio con il mondo che ci circonda è essenziale che lo percepiamo
come uno spazio continuo, coerente, senza interruzioni.
Immaginate...
se dovessimo processare ogni volta, consapevolmente, una o più
discontinuità su di esso, le nostre azioni richiederebbero tempo per
essere ponderate e le nostre reazioni diverrebbero lente e
macchinose.
Ovvio che questa cosa va letta all'interno di una visione
dell'uomo come animale inserito in ambiente in cui vi sono predatori
ed insidie (perché la nostra fisiologia è per grande parte ancora
costruita su quei settaggi ancestrali, dato che evolutivamente è
davvero poco tempo che siamo "civilizzati"). Al giorno
d'oggi in cui un essere umano compie azioni che per i nostri antenati
non erano neanche immaginazione, come guidare un mezzo a due o
quattro ruote, è probabile che tale consapevolezza di deficit
potrebbe invece tornare utile, ma questa è speculazione ed ha poco
senso proseguire su questa linea di ragionamento.
Fatto sta, che il
nostro cervello per darci questo senso di continuità è come se
cucisse i due lembi dello "strappo" nel campo visivo, anche
quando lo strappo è davvero considerevole come nel caso
dell'emianopsia omonima (perdita di un intero emicampo). Ma tale
opera di ricucitura non elimina ovviamente il deficit, può solo
compensarlo al meglio delle possibilità. Per esempio nel caso di uno
scotoma, il soggetto colpito potrebbe mettere in atto,
inconsapevolmente, molti più movimenti di aggiustamento oculare per
puntare sulla zona d'ombra le parti sane e ricettive della
retina e ricostruire così percettivamente lo stimolo. Naturalmente
per quanto automatiche ed adattive, queste compensazioni porteranno a
tempi di reazione comunque più lunghi rispetto alla norma.
Conclusioni
Vi sono altri deficit ovviamente che riguardano le vie
visive e la visione in generale (acromatopsia, allopia, atassia
ottica, ecc...), ma mi fermerei qui. Un po' perché sono quelli sui
cui ho più competenza, un po' perché poi il discorso diverrebbe
troppo lungo e complicato. Il mio intento era quello di fornire ai
lettori del blog un quadro funzionale generale delle vie visive,
portando quella che è la mia parte di sapere. Spero di essere stato
il meno complicato possibile e di aver dato un contributo utile alla
comprensione di quale sia il substrato anatomico su cui si ragiona
quando si parla di Stargardt.
P.S. Per qualsiasi osservazione o chiarimento scrivete pure un commento al post, cercherò di rispondere a tutti.
Un commento lo scrivo io, per farmi un'auto-osservazione. :-D
RispondiEliminaNel paragrafo "Conclusioni", il termine allopia è un refuso, ci sarebbe dovuto esser scritto diplopia. E tra acromatopsie e diplopia ci sarebbe dovuta andare una virgola, altrimenti così sembra un nome composto. Scusate l'errore.
Correggo asap! Grazie!
RispondiEliminaCiao,tante grazie. Ho seguito qualche settimana fa la lezione di neurologia sui nervi cranici e non avevo capito il nervo suddetto. Bravissimo, sei stato eccelente nella spiegazione. Grazie tante. Ciao.
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