PERCHÈ, PRIMA O POI, UNA CURA LA TROVANO... MA NEL FRATTEMPO DIAMOCI UNA MANO PER NON PERDERCI NELLA NOTTE

giovedì 27 gennaio 2011

MUTAZIONI GENETICHE

Nel post sul meccanismo molecolare delle degenerazioni retiniche, legate alle mutazione di ABCA4, ho dato per scontato cosa si intende per mutazione genetica. In effetti mi rendo conto non sia scontato aver un’idea di cosa sono le mutazioni.

 

Chiedo venia. Vediamo se riesco a rimediare.

 

In breve, per mutazione genetica si intende un evento che comporta una variazione stabile ed ereditabile della sequenza del codice genetico.

 

Queste variazioni possono essere spontanee e casuali, oppure possono essere causate da agenti esterni, come farmaci, radiazioni o sostanze tossiche. Sono comunemente percepite come eventi nefasti, portatori di malattia, ma non è sempre così. Le mutazioni genetiche spontanee sono l’essenza della variabilità genetica: senza questo meccanismo previsto dalla natura, non sarebbe possibile migliorare le caratteristiche degli esseri viventi nel corso delle generazioni. A prescindere dalle correnti di pensiero evoluzionistiche o creazionistiche, che a mio modesto avviso sono un’altra storia, la variabilità genetica è un fenomeno che si manifesta continuamente anche nella nostra vita quotidiana.

 

E’ grazie a questa variabilità che ogni specie vivente può, nelle generazioni , migliorare i propri caratteri, perché variabilità e selezione naturale lavorano sinergicamente a questo scopo. Le mutazioni del codice genetico che portano miglioramenti vengono trasferite alle generazioni mentre quelle che causano danni, generalmente, si fermano. E’ cinica e fredda come visione, ma nella natura non esiste bene o male: esiste la lotta per la prosecuzione della specie. Quello che è buono si tramanda nelle generazioni, quel che è male prima o poi si perde. 

 

Tutto questo però fa capire quanto l’uomo con l’intervento farmacologico possa stravolgere questo meccanismo. Siamo tutti d’accordo: la farmacologia è uno dei migliori frutti del benessere, dimostrato dalla crescente aspettativa di vita anche per malati cronici. Ma questo comporterà che alcune malattie non riusciranno tanto facilmente ad essere eliminate dal nostro corredo genetico...

 

Si può, quindi, fare una grossa classificazione in funzione degli effetti biologici che queste possono avere. Possono infatti essere:

  • mutazione positiva: porta un vantaggio evolutivo;
  • mutazione neutra: non ha effetti sulla capacità di riproduzione dell’individuo;
  • mutazione semiletale: rende più difficoltosa la perpetuazione riproduttiva dell’individuo (il tipico esempio sono le malattie genetiche che debilitano in qualche modo l’individuo, rendendolo meno capace di riprodursi, senza però impedirglielo totalmente);
  • mutazione subletale: non permette all’individuo di raggiungere l’età riproduttiva;
  • mutazione letale: porta alla morte dell'individuo.
Per entrare in merito alle dinamiche delle mutazioni, come al solito, tocca fare un po’ di panoramica sul nostro codice genetico. Abbiate pazienza.

Il meccanismo con cui funziona il flusso di informazione nella nostra vita si può assimilare al sistema cifrato usato in guerra, per trasmettere informazioni segrete. Si basa su una triade perfetta: 

 

DNA: è la forma di archiviazione “segreta e protetta” delle informazioni necessarie alla nostra vita. Le informazioni sono sparpagliate e cifrate all’interno di sequenze grandi chiamate Geni. Ogni gene ha una specifica informazione che, però, non è utilizzabile direttamente ma va trascritta in forma leggibile, rappresentata dall’RNA. 

 

RNA: è il risultato di un processo che trascrive le informazioni in istruzioni necessarie per eseguire gli ordini contenuti nel DNA. In questa forma le informazioni del DNA sono state decodificate e sono pronte per essere usate allo scopo di produrre gli elementi fondamentali per far funzionare i processi biologici: le Proteine.

 

PROTEINE: Si ottengono mediante una vera e propria Traduzione delle istruzioni contenute nell’RNA. Sono gli esecutori che mettono in pratica le informazioni contenute nel DNA. Tutto ciò che lavora per costruirci e per farci funzionare a dovere è costituito o prodotto dalle proteine.

 

DNA

 

 

L’Acido Desossi-ribo.Nucleico (DNA), come sopra detto, è la forma con cui la natura archivia le informazioni relative alla nostra vita all’interno di ogni singola cellula.

E’ costituito da una immensa sequenza di quelli che sono gli elementi con cui l’informazione viene codificata: le Basi Azotate del DNA.

  • Adenina (A);

  • Timina (T);

  • Citosina (C);

  • Guanina (G).

 

 

 

Queste basi sono organizzate in Geni, a loro volta costituiti da diverse aree, alternate fra loro. Queste sono:

 

INTRONI: sequenze che non hanno significato in termini di informazione, ma servono per frammentare il gene.   

ESONI: regioni contenenti l’informazione genetica caratteristica di quel gene.

 

Perché un’organizzazione così complessa? Il motivo sarà ancora più chiaro comprendendo le mutazioni geniche; la necessità di tale frammentazione dell’informazione genetica sta nella necessità di proteggere le zone codificanti dai danni che può subite il DNA. 

E’ una questione statistica: se sparpaglio le informazioni in un’area molto ampia, statisticamente sarà più difficile che una mutazione colpisca l’area che porta l’informazione preziosa, dando maggiori possibilità di preservazione della stessa.

I lunghissimi filamenti di basi sono organizzati in doppi filamenti complementari, appaiati a formare una doppia elica.






Dei due filamenti, uno viene definito Codificante, perché è quello che porta l’informazione genetica; l’altro, detto Complementare, serve per formare la doppia elica stabile ma, soprattutto, serve come stampo per riformare il filamento codificante, in caso di danneggiamento di dna.

Queste eliche sono al loro volta arrotolate e ripiegate,  formando i famosi Cromosomi

 





In questo modo, oltre ad ottimizzare il poco spazio nucleare per stipare tutto il materiale genetico, si capisce che i singoli geni sono ben protetti dai danni. E’ sempre la strategia statistica, usata anche dai branchi di animali selvatici.

L’insieme dei cromosomi presenti in un individuo costituisce il corredo cromosomico umano. Quello umano è costituito da 23 coppie di Cromosomi, uguali a due a due, eccezion fatta per i cromosomi sessuali (XY nell’uomo e XX nella donna): ecco perché siamo organismi Diploidi.

Abbiamo, quindi, 46 Cromosomi racchiusi nei nuclei delle nostre cellule somatiche. 

 



Unica eccezione a questa regola sono i gameti (Spermatozoi e Ovociti), che presentano un corredo Aploide, ovvero contengono singole copie di cromosomi (23 in tutto quindi).

Con la riproduzione sessuata, mediante Fecondazione,  si ha la fusione delle due cellule germinali e del relativo corredo Aploide, ottenendo un individuo Diploide: noi. 

Dato che i cromosomi esistono in doppia copia, anche i geni saranno presenti in due versioni: quella paterna e quella materna. Le due versioni di uno stesso gene sono definite ALLELI.

 

Per chi volesse complicarsi la vita, si può scendere più nel dettaglio, ma non è strettamente necessario:

Il rimescolamento dei geni che si verifica nella meiosi (fenomeno alla base della duplicazione dei gameti) e nella successiva fecondazione dà origine a nuove combinazioni di alleli nella prole. I due alleli che occupano posizioni omologhe possono avere o no la stessa forma molecolare. Nel caso in cui i due alleli sono uguali, si parla di condizione Omozigote mentre nel caso in cui essi sono diversi si parla di condizione Eterozigote. Spesso, quando i due alleli che occupano loci omologhi sono diversi, un allele è dominante, vale a dire i suoi effetti su un certo carattere ereditario mascherano gli effetti di qualsiasi altro allele recessivo che occupi il locus omologo. Per designare un allele dominante si usa una lettera maiuscola, mentre per designare il corrispondente allele recessivo si usa la stessa lettera, ma minuscola (ad esempio A e a).

Viene detto Omozigote Dominante per un dato carattere un individuo che, per quel carattere, possiede due alleli dominanti (AA), mentre viene detto Omozigote Recessivo un individuo che possiede due alleli recessivi (aa). Infine, viene detto Eterozigote un individuo che, per quel carattere, ha due alleli diversi (Aa). Un allele dominante sarà espresso sempre, anche se l'individuo è eterozigote. Un allele recessivo potrà essere espresso solo in individui omozigoti recessivi.

Per distinguere i geni di un individuo dai caratteri che, a causa di quei geni, esso manifesta, si usano i termini genotipo e fenotipo. Con genotipo si intende l’insieme di tutti i geni, mentre con fenotipo  si intende l’insieme dei caratteri fisici, chimici o comportamentali osservabili.

 

Scusate la parentesi complicata, ma per chi mastica biologia può essere utile per capire ancora meglio la nostra situazione.

Tornando a noi, le informazioni contenute nel DNA non sono direttamente impiegabili per la nostra vita, a causa della presenza di Esoni e Introni. Ecco perché devono essere trascritte in una forma comprensibile, rappresentate dall’RNA.

 

 

RNA e Proteine

 

L’RNA è molto simile al DNA: le differenze sostanziali sono:

·        conta sempre 4 basi ma qui, al posto della Timina, si trova l’Uracile (U);

·        non è in forma di doppia elica, bensì di singolo filamento;

·        contiene informazioni genetiche che, in seguito ad alcune trasformazioni, sono direttamente utilizzabili per la sintesi delle proteine.

 

Una volta ottenuto, sulla base del DNA, l’RNA deve essere trasformato nella forma utilizzabile per la sintesi proteica. Il processo si chiama Maturazione e consiste in un vero e proprio taglia e cuci: rimuovendo gli introni e ricucendo tra loro i vari Esoni, si ottiene la forma di RNA utilizzabile per la sintesi proteica, ovvero l’RNA messaggero o mRNA.

 

 

 

 

Nell’ mRNA l’informazione è codificata utilizzando gruppi di tre basi per volta (in realtà questo tipo di divisione è già presente in ogni esone del DNA ma, per semplicità, ragioniamoci a partire dall’RNA): ogni tripletta prende il nome di Codone. Le triplette ottenibili, dato che abbiamo 4 basi, saranno 43 = 64. Di queste 64:

 

·        61 corrispondono a uno specifico amminoacido,

·        3 codificano segnali di Stop della Traduzione, ovvero stabiliscono a che punto deve interrompersi l'assemblamento della proteina. Sono i codoni UAAUAG e UGA.

 

Le PROTEINE, invece, sono il prodotto della Traduzione dell’informazione portata dall’RNA e, infatti, la loro struttura base consta di una sequenza aminoacidica. In realtà le Proteine sono strutture molto complesse e tridimensionalmente organizzate, come si vede nella foto qui sotto. Non entriamo in dettaglio per non complicare le cose.

  

 

  Emoglobina Umana

 

C’è da notare che il numero di amminoacidi combinati e usati nel nostro organismo per produrre proteine è di 20 (sono chiamati anche i Magic Twenty).

Come mai allora ci sono 61 codoni diversi?

Beh, è previsto che 18 dei venti aminoacidi possano essere codificati da più di un codone: uniche eccezioni sono l’aminoacido Triptofano e Metionina, codificati solo da UGG e AUG, rispettivamente. La tripletta AUG, anche detta Codone di Inizio, è la tripletta con cui iniziano tutte le sintesi proteiche: questo vuol dire che tutte le proteine iniziano con l’amminoacido Metionina.

 

 


U
UUU  Fenilalanina
UUC  Fenilalanina
UUA  Leucina
UUG  Leucina
UCU Serina
UCC Serina
UCA Serina
UCG Serina
UAU  Tirosina
UAC  Tirosina
UAA  Stop
UAG  Stop
UGU  Cisteina
UGC  Cisteina
UGA  Stop
UGG Triptofano
C
CUU  Leucina
CUC  Leucina
CUA  Leucina
CUG  Leucina
CCU Prolina
CCC Prolina
CCA Prolina
CCG Prolina
CAU  Istidina
CAC  Istidina
CAA  Glutammina
CAG  Glutammina
CGU  Arginina
CGC  Arginina
CGA  Arginina
CGG  Arginina
A
AUU Isoleucina
AUC Isoleucina
AUA Isoleucina
AUG Metionina, Start
ACU Treonina
ACC Treonina
ACA Treonina
ACG Treonina
AAU  Asparagina
AAC  Asparagina
AAA  Lisina
AAG  Lisina
AGU  Serina
AGC  Serina
AGA  Arginina
AGG  Arginina
G
GUU Valina
GUC Valina
GUA Valina
GUG Valina
GCU Alanina
GCC Alanina
GCA Alanina
GCG Alanina
GAU Acido Aspartico
GAC Acido Aspartico
GAA Acido Glutammico
GAG Acido Glutammico
GGU  Glicina
GGC  Glicina
GGA  Glicina
GGG  Glicina

I 64 codoni e gli amminoacidi corrispondenti ad ognuno di essi

 

 

Ala
A
GCU, GCC, GCA, GCG
Leu
L
UUA, UUG, CUU, CUC, CUA, CUG
Arg
R
CGU, CGC, CGA, CGG, AGA, AGG
Lys
K
AAA, AAG
Asn
N
AAU, AAC
Met
M
AUG
Asp
D
GAU, GAC
Phe
F
UUU, UUC
Cys
C
UGU, UGC
Pro
P
CCU, CCC, CCA, CCG
Gln
Q
CAA, CAG
Ser
S
UCU, UCC, UCA, UCG, AGU, AGC
Glu
E
GAA, GAG
Thr
T
ACU, ACC, ACA, ACG
Gly
G
GGU, GGC, GGA, GGG
Trp
W
UGG
His
H
CAU, CAC
Tyr
Y
UAU, UAC
Ile
I
AUU, AUC, AUA
Val
V
GUU, GUC, GUA, GUG
Start

AUG, GUG
Stop

UAG, UGA, UAA

Qui sopra ci sono i 20 amminoacidi e i codoni che li codificano



 
Un esempio, per capirci.
Prendiamo la sequenza di RNA AUG-GUU-AAA-GCC-UGU-UAG:  contiene le informazioni per la sintesi proteica di una pentapeptide (cioè composto da 5 aminoacidi) la cui sequenza aminoacidica sarà Met-Val-Lys-Ala-Cis.

Anche questa strategia, che rende degenere il codice genetico,  ha il solo scopo di proteggere l'informazione genetica da danni pericolosi, come si potrà capire più avanti.

Avendo ora un’idea di come funzionano grossomodo le cose, possiamo entrare nel campo delle Mutazioni.

MUTAZIONI GENETICHE

Come si diceva, per mutazione genetica si intende ogni variazione stabile ed ereditabile del materiale genetico. Possono avere luogo a livello di uno o più geni, interessare parte o interi cromosomi o, nei casi peggiori, interessare il genoma intero.

Mi limiterò a trattare delle Mutazioni Geniche, che hanno luogo a livello dei geni.

Si tratta di alterazioni nella sequenza delle basi del DNA, a livello di un gene specifico: ABCA4 nel nostro caso.

Le mutazioni geniche che ci interessano direttamente sono le

 

MUTAZIONI PUNTIFORMI


Si tratta di mutazioni che riguardano singole basi o  sequenze relativamente corte (massimo 50 basi). A seconda che si realizzino a livello di un Esone piuttosto che di un Introne, potranno avere o meno effetti sul portatore. Nel primo caso l’effetto della mutazione avrà ripercussioni sull’RNA trascritto e, infine, sulla proteina Tradotta.

Ma vediamo in cosa consistono.

SOSTITUZIONI: una base viene sostituita da un'altra base. Queste, a loro volta, possono essere:

  • Silente: il codone cambia ma codifica sempre lo stesso aminoacido (!);

  • Missenso: il codone codifica un amminoacido diverso;

  • Nonsenso: il nuovo codone codifica il segnale di Stop.

  • Neutra o Sinonima: il nuovo codone codifica per un amminoacido con caratteristiche chimico-fisiche analoghe al’originale.




Un esempio.

UAC codifica Cisteina. In caso di Sostituzione può avvenite che:

UGC UGG: nessun problema, perché codifca ancora per Cis;

UGC UGG: al posto di Cis verrà inserito nella proteina il  Triptofano;

UGC UGA (codone di Stop): la proteina sarà interrotta qui e verrà prodotta in forma monca = GUAI!

 

INSERZIONI: viene inserita una base in un punto della sequenza.

DELEZIONI: viene eliminata una base all’interno della sequenza, con gli effetti sopra detti.

Queste ultime due causano il cosiddetto FRAME SHIFT, ovvero comportano una variazione della chiave di lettura della sequenza (tranne se vengono inserite o eliminate 3 o multipli di tre basi per volta).









IL MIO CASO

 

Il gene abca4 è formato da ben 50 esoni: questo per dare un’idea delle sue dimensioni (e non è uno dei più grandi).

Dall’esame genetico, i ragazzi della genetica del Careggi ,hanno trovato che il mio gene ha subito due mutazioni:

  • Inserzione di 4 basi (CAAA) all’altezza della 250° posizione lungo la sequenza del DNA, già presente e documentata in letteratura.

  • il codone relativo al 556° amminoacido ora dice che, sulla mia proteina ABCA4, deve esserci una Valina anziché una Metionina. Si tratta quindi di una Sostituzione.

Beh, cosa volete: è l’estro della natura. Chissà che, magari fra tre o quattro generazioni, queste mutazioni che ora appaino portatrici di guai non si sommino ad altre mutazioni, faccendo in modo che i miei tris nipoti potranno avere una vista all’infrarosso...

Chi lo può dire?

Quello che oggi mi fa soffrire magari domani renderà migliori i miei ignari nipoti.

martedì 18 gennaio 2011

VISIONE FANTASMA: UN APPROFONDIMENTO

Il Post che pubblico qui di seguito è stato scritto da un mio carissimo amico, di cui parlavo in precedenza, Moreno, laureato in Neuropsicologia e Recupero Funzionale.


Esistono due vie dedicate alla visione:
  • retino-genicolo-striata: trasmette segnali visivi dalla retina alla corteccia visiva primaria (corteccia striata), passando per i nuclei genicolati laterali del talamo
  • retino-collicolo-extrastriata.


La prima è quella dedicata alla visione cosciente e particolareggiata, o più semplicemente quella di Identificazione. Quella che ci permette di elaborare le informazioni visive, riconoscendo gli oggetti e le persone, di operarci sopra elaborazioni e ricordi. Risente dei fenomeni di compensazione del campo visivo da parte del cervello, perché l'informazione viene elaborata a livelli più alti e complessi, ad opera di zone del cervello più sofisticate.

La seconda è quella dedicata alla Localizzazione, ovvero al “calcolo” della posizione di un oggetto e alla sua velocità, qualora fosse in movimento, adoperandosi per aggiustare la posizione degli occhi in maniera automatica, in modo da seguire questo movimento. E' sub cosciente, nel senso che non ha bisogno che l'informazione giunga a livello della consapevolezza per poter operare adeguatamente. Per esempio, quando un portiere di calcio para un tiro ravvicinatissimo, di "riflesso", lo fa grazie all'aggiustamento oculare operato da questa via che permette al cervello di calcolare velocità e traiettorie del pallone, senza che il portiere debba "pensarci su" per poter adoperarsi a parare il tiro. Questo da un quadro della raffinatezza della funzione visiva.

L'interruzione di una delle due vie, però, non compromette il funzionamento dell'altra.

Nel caso dell'emianopsia, si ha interruzione della prima via in seguito a patologia, danno neurale o intervento chirurgico. In alcuni studi, si  è visto che si può in questi casi sfruttare la via collicolare, che continua a funzionare anche per quella metà del Campo Visivo perso: questo può permettere al soggetto di reagire a stimoli che provengono dalla zona "cieca", anche se reagirà in maniera inconsapevole.

La coscienza, intesa come consapevolezza, è solo una funzione cerebrale: anche se messa in secondo piano, o aggirata del tutto, non è detto che non il soggetto non possa essere in grado di evocare risposte complesse all'ambiente che lo circonda.

Nel caso di uno scotoma, non sono le vie che sono danneggiate ma è proprio la retina, che è la sorgente delle informazioni visive, ad aver subito danni. In questo caso l'informazione non potrebbe arrivare né alla prima via, quella cosciente, né alla seconda, sub-cosciente, perché non parte nemmeno, essendo la retina danneggiata.

Tuttavia, nel caso dell’immagine fantasma, se si ipotizza che a livello cosciente noi la percepiamo perché viene elaborata dalle zone più "alte" del nostro cervello, che intervengono appunto sulla consapevolezza dell'individuo, potremmo anche ipotizzare che la seconda via che opera ad un livello molto più basso e "istintivo" permetta di aggirare questo tranello…

Allenando quindi sempre la via collicolare, così come si è fatto con i pazienti emianoptici, si potrebbe addestrare il cervello a prendere in considerazione solo gli stimoli che "effettivamente vede" e ad andare a cercare quelli che al contrario mancano alla sua percezione, privilegiando la via collicolare che è, guarda caso, anche responsabile degli aggiustamenti oculari, ovvero dei movimenti oculari necessari per centrare un oggetto.

Ho visto che hai parlato della Sindrome di Charls Bonnet.

Hai detto bene, il nome e cognome sono quelli.
Trattasi in effetti di immagini allucinatorie non dovute ad un'alterazione psicologica (non sono le allucinazioni psicotiche, insomma). Sono completamenti dell'immagine operata dal cervello che, in mancanza di informazioni esterne (stimoli visivi), ricorre a sorgenti interne (ricordi di immagini o elaborazioni di questi ricordi).

Probabilmente differisce però dal processo che porta alla sindrome dell'arto fantasma. Quest'ultimo, in effetti, viene percepito ancora presente solo perché in corteccia i neuroni che erano ad esso collegati continuano ad emettere segnali quando vengono stimolate le aree adiacenti all’arto mancante, essendosi "fusi" con quelli adiacenti che innervano le parti del corpo limitrofe alla zona di amputazione. Ma, essendo il cervello adulto plastico fino ad un certo punto, i neuroni che innervavano l’arto mancante rispondono alla stimolazione ricollocando la sensibilità sull’arto che era di loro competenza, come se ci fosse ancora. In corteccia la rappresentazione dell’arto esiste ancora, anche se lui non c’è più, pertanto se io stimolo una zona del corpo a cui ora si sono associati questi neuroni, avrò la sensazione che la stimolazione arrivi dall’arto che prima innervavano.

Capita spesso che, a chi sia stato amputato il braccio per esempio, provi la sensazione di una stimolazione sull'arto che non c'è più quando viene stimolato il viso, soprattutto le labbra. Questo perché, in corteccia, i neuroni dedicati alla sensibilità di queste due zone sono adiacenti e i neuroni che ricevevano la sensibilità dall'arto amputato si sono parzialmente fusi con quelli limitrofi, che ricevono la sensibilità proveniente dalle zone del viso.


Per le immagini fantasma direi che è diverso.
Qui non si tratta solo di neuroni che continuano a sparare, ma a mio parere intervengono anche quei meccanismi "normali" di completamento della forma, noti in psicologia dai tempi della scuola di Lipsia (quindi dalla sua fondazione come materia scientifica): sono i Fenomeni di Gestalt. Sono alla base di quelli che vengono comunemente chiamati "effetti ottici": il viso-vaso, il triangolo che non c'è, le linee che sembrano curve. Sono esempi di come il cervello interpreti sempre le informazioni visive che riceve, normalmente, e non le subisca soltanto.

Nel caso di uno scotoma, credo che questo effetto diventi più quotidiano e serva, paradossalmente, al cervello per fornire al suo portatore un panorama visivo continuo e non frammentato, e per questo più funzionale. Chiaro che è un ipererregolarismo che sconfina nell'autoinganno, però questi meccanismi sono fortemente adattivi, perché percepire una "realtà" unica, suggerisce al soggetto di vivere in un mondo comprensibile e, ancora paradossalmente, prevedibile e controllabile.

Vi sono possibilità di superare l'autoinganno?
Non so... però quando lavoravo in Romagna e trattavamo pazienti con un allenamento sperimentale per l'emianopsia (perdita di metà del campo visivo), cercavamo di stimolare fortemente la via collicolare, ovvero quella via che si fa beffe dell'immagine cosciente e analizza gli stimoli in maniera sub cosciente ma molto precisa.

Per la cronaca, a proposito di immagini fantasma, questi soggetti non percepivano solo metà campo visivo, perché il cervello completava l'immagine, allargando la parte del campo visivo sano (di nuovo l'autoinganno).

Di solito, quando tutto l'apparato è sano, la via collicolare è una via diciamo secondaria e meno importante; con un allenamento specifico però, è stato dimostrato che può diventare quella principale e di riferimento per il cervello, anche con controlli a lungo termine.

Naturalmente in quel caso la retina era sana: era "solo" interrotta la via retino-genicolo-striata. Quindi si trattava di pazienti che, in maniera sub-cosciente, potevano percepire stimoli provenienti da tutto il campo visivo.

Nel caso della stargardt è l'esatto contrario.

Tuttavia non è impossibile pensare che, ragionando alla rovescia, allenando comunque la via collicolare a diventare quella principale, si possa indurre il cervello a rispondere di riflesso solo agli stimoli reali che provengono da quella via, che a sua volta non risente delle elaborazioni associative legate alla via genicolo-striata. In questo modo si potrebbe ipotizzare di riuscire ad abituare il cervello, quando avverte la mancanza di stimoli in quella parte di campo, a cercarli con le aree della retina ancora sane, di nuovo grazie ai movimenti di aggiustamento oculare che sono, anche in soggetti sani, sottomessi al controllo dei collicoli.

Chiaro che quest'ultima è una speculazione e non va presa seriamente, se non dopo il vaglio di una commissione scientifica. Per quel che riguarda poi i meccanismi sottostanti l'effetto immagine fantasma, le mie sono interpretazioni, che provengono da elaborazioni di conoscenze apprese in quel campo, ma sempre ipotesi interpretative, dato che tu stesso (Donato) dicevi che il meccanismo sottostante non è ancora definito in letteratura.

lunedì 17 gennaio 2011

Occhiali MAX TV - Eschenbach

SONO STRUMENTI A DIR POCO UTILISSIMI.
LI HO SCOPERTI GRAZIE AL PERSONALE DELL’AMBULATORIO IPOVISIONE DEL CAREGGI DI FIRENZE.
QUESTI OCCHIALI, COME DICE IL NOME, NASCONO PER POTER VEDERE MEGLIO LA TV. HANNO UN POTERE INGRANDENTE 2X. HANNO UN FUOCO MINIMO A CIRCA 1 METRO, UTILE PERCIÒ ALLA MEDIA DISTANZA.
CONSTANO DI DUE LENTI FISSE E DUE LENTI MOBLI, REGOLABILI MEDIANTE ROTELLINE CHE SI TROVANO IN CORRISPONDENZA DELLE STECCHE DEGLI OCCHIALI STESSI. RUOTANDOLE È POSSIBILE METTERE A FUOCO I DUE OCCHI IN MANIERA INDIPENDENTE.



SONO ABBASTANZA LEGGERI, ESSENDO IN PLEXIGLASS E PLASTICA. VENGONO INOLTRE FORNITI CON DEI FERMI IN GOMMA REGOLABILI, DA INSERIRE NELLE STECCHE, IN MODO DA EVITARE CHE POSSANO SFILARSI E CADERE DURANTE L'USO.

IO, PERSONALMENTE, LI USO RARAMENTE PER LA TV, SIA PERCHÉ NON NE SENTO MOLTO IL BISOGNO ANCORA SIA PERCHÉ DAL 30 NOVEMBRE NON HO PIÙ LA TV (MA ANCHE QUESTA È UN’ALTRA STORIA).

NELLA FOTO QUI SOTTO CI SI PUÒ FARE UN’IDEA DI COME SI VEDA USANDOLI.



LI STO TROVANDO MOLTO UTILI QUANDO DEVO ASSISTERE A DELLE PRESENTAZIONI POWER POINT, AD ESEMPIO A CORSI O CONGRESSI. SAREBBERO DI AMPIA UTILITÀ ANCHE QUANDO SI VISITANO POSTI NUOVI O NEI MUSEI, CONSENTENDO DI VEDERE MEGLIO COSE SCRITTE IN PICCOLO, CARTELLI, QUADRI, STAMPE… SE SOLO RICORDASSI DI PRENDERLI CON ME. ANCHE AL CINEMA, NEL CASO DI FILM IN LINGUA SOTTOTITOLATI, POSSONO ESSERE UTILISSIMI.

NON COSTANO POCHISSIMO, VISTO CHE SI VIAGGIA TRA GLI 80 E I 90 €, NE TANTO MENO SI TROVANO FACILMENTE AL PRIMO COLPO. CONSIGLI VIVAMENTE DI PROVARLI PRIMA DI ACQUISTARLI, PERCIÒ MAGARI VALE LA PENA GIRARE QUALCHE OTTICO PER TROVARNE UNO CHE LI ABBIA IN CASA.

COME SEMPRE, UN VIDEO CHIARISCE LE IDEE MEGLIO DI MILLE PAROLE, PER CUI ECCO UNA BREVE RECENSIONE DEI MAX TV (in italiano e in inglese, rispettivamente):



NE ESISTONO DI ALTRE DUE VERSIONI: UNA UTILIZZABILE IN CASO DI EVENTI E CONCERTI (MAX EVENT), L’ALTRA PER LA VISIONE RAVVICINATA E PER I LAVORETTI DI FINO (MAX DETAIL).
QUI DI SEGUITO UN LINK DOVE POTRETE ACQUISTARLO ON LINE:

E IL LINK DEL PRODUTTORE:
http://www.eschenbach.com/


AGGIORNAMENTO: è attualmente disponibile la versione clip dei MAX TV. Si tratta appunto di una clip applicabile ad ogni tipo di occhiale. Sicuramente più confortefole, è molto pratica e interessante.

In vendita qui: Eschenbach MaxTv Clip
 

VISIONE FANTASMA

VORREI SPENDERE DUE PAROLE SU UNA COSA CHE MI STA ACCADENDO SEMPRE PIÙ FREQUENTEMENTE.
I MIEI SCOTOMI CENTRALI, ATTUALMENTE, SONO ANCORA POSITIVI (LUMINOSI) E DI DIMENSIONI RIDOTTE. LASCIANO MOLTO SPAZIO AL CAMPO PERIFERICO, A CUI DEVO EVIDENTEMENTE I MIEI 8/10 RESIDUI.
MI CAPITA, QUANDO GUARDO IMMAGINI IN TV SPECIALMENTE, DI AVERE L’IMPRESSIONE DI VEDERCI BENE ANCHE NELL’AREA NORMALMENTE OCCUPATA DALLO SCOTOMA. LO NOTO SEMPRE QUANDO MI CAPITA, MA ALTRETTANTO RAPIDAMENTE NOTO CHE SI, CI VEDO… MA CI VEDO SBAGLIATO.
FISSANDO IL VISO DI UNA PERSONA CHE STA PARLANDO, CAPITA CHE NELLA ZONA DELLO SCOTOMA COMPAIA MAGICAMENTE UNA CIOCCA DI CAPELLI, PIUTTOSTO CHE IL SOPRACCIGLIO O UN ORECCHIO: PECCATO PERÒ CHE MAGARI IL TIZIO CHE PARLA SIA CALVO E CHE IO STIA FISSANDO L’OCCHIO, INVECE DELLA PELATA.
NON SO SE RENDE L’IDEA, MA NON È PROPRIO FACILE SPIEGARE UN’ALLUCINAZIONE, SPECIE SE SOTTILE COME QUESTA.
INSOMMA, CAPITA CHE CI VEDA NELLE ZONE CIECHE, MA IN VERITÀ SONO IMMAGINI CHE IL MIO CERVELLO PIAZZA LI. FORSE LO FA PERCHÉ, NON RICEVENDO DATI RELATIVI A QUELLA PORZIONE DI CAMPO VISIVO, ELABORA L’IMMAGINE E PENSA CHE QUELLO CHE CI PIAZZA COME ALLUCINAZIONE RICREI QUELLO CHE IN REALTÀ STO VEDENDO.
IL PRIMO TIMORE CHE MI È VENUTO RIGUARDA LA GUIDA DELL’AUTOMOBILE. E SE MI TROVO NELLA CONDIZIONE IN CUI UN PEDONE ATTRAVERSA LA STRADA, MA IL MIO CERVELLO LO RIMPIAZZA CON UN PEZZO DI STRADA LIBERA?
APPENA PENSATO QUESTO HO CAPITO CHE È GIUNTO IL MOMENTO DI ALLEGGERIRE NETTAMENTE IL PESO DEL PIEDE DESTRO SUL GAS; NON DA MENO, È NECESSARIO AVERE IL TRIPLO DELLA PRUDENZA IN PIÙ, OLTRE AD AVERE IL SANO BUON SENSO DI LASCIARE FERMA L’AUTO QUANDO IL TEMPO NON È PARTICOLARMENTE FAVOREVOLE.
DELLA SERIE: OK, GUIDO CON OCCHIO E PRUDENZA, MA QUANDO POSSO FARNE A MENO LASCIO L’AUTO FERMA!
HO REALIZZATO ANCHE UN’ALTRA COSA, RENDENDOMI CONTO DI QUESTI FENOMENI. LA MATTINA, QUANDO MI ALZO, NEI PRIMI ISTANTI AD OCCHI APERTI VEDO CHE LO SCOTOMA NON È COMPLETAMENTE LUMINOSO. CI SONO DELLE PICCOLE MACCHIETTE NERE, FERME, CIRCONDATE DALLE SOLITE LUCI IRIDESCENTI CHE MI ACCOMPAGNANO DA 10 ANNI. TEMPO OCHI MINUTI, PERÒ, QUESTE MACCHIETTE SCOMPAIONO, RENDENDO NUOVAMENTE COMPLETO ED OMOGENEO IL MARE DI LUCI CHE STA FRA ME E IL CENTRO DEL MIO CAMPO VISIVO.
CREDO PROPRIO SIA DOVUTO AL FATTO CHE, DORMENDO E TENENDO GLI OCCHI CHIUSI, IL MIO CERVELLO FACCIA UNA SORTA DI RESET SUL CAMPO VISIVO. AL RISVEGLIO, PROPRIO PER QUESTA INTERRUZIONE NELL’ELABORAZIONE DELLE IMMAGINI, IL MIO CERVELLO PERCEPISCE LE “VACANZE” DI SEGNALE DEL MIO CAMPO CENTRALE MA, APPENA RIESCE, LE COMPENSA FACENDO SCOMPARIRE LE ZONE NERE. APPREZZABILE IL SUO SFORZO, MA NON EFFICACE AL 100% PER LA NOSTRA E L’ALTRUI SICUREZZA.
HO TROVATO ANCHE QUESTA STORIA SUL WEB, RIGUARDANTE UN PAZIENTE CON DEGENERAZIONE MACULARE BILATERALE, W.J.B. DI 93 ANNI. QUESTO SIGNORE RIFERISCE DI ESSERE A MALAPENA IN GRADO DI RIUSCIRE A CONTARE LE DITA DELLA MANO, TANTO È AVANZATA LA DEGENERAZIONE. NONOSTANTE CIÒ DICE DI VEDERE UN PRATO FIORITO E SPESSO FILE DI PERSONE CHE FANNO JOGGING NEL PRATO.

TUTTO CIÒ HA UN NOME E COGNOME.
SI TRATTA DELLA SINDROME DI CHARLS BONNET, DESCRITTA PER LA PRIMA VOLTA NEL 1760 DAL NATURALISTA E FILOSOFO CHARLES BONNET CHE L’AVEVA OSSERVATA NEL NONNO IPOVEDENTE. IN UNO STUDIO DEL WILLS EYE INSTITUTE DI FILADELFIA, E' STATO RIPORTATO CHE IL 59 %  DEI PAZIENTI CON DEGENERAZIONE MACULARE NEOVASCOLARE AVANZATA DICEVA DI VEDERE NEL CAMPO VISIVO CENTRALE LUCI BIANCHE E COLORATE, MENTRE UN ALTRO 12% AVEVA ALLUCINAZIONI VISIVE CON MORFOLOGIE PRECISE. I PAZIENTI LE DESCRIVONO NEI MINIMI DETTAGLI, COME SCENE DI UN FILM. ALCUNI VEDONO FIORI, ALTRI INSETTI, O PALAZZI, O FACCE, O FORME VARIAMENTE STRUTTURATE .

NON È ANCORA CHIARO IL MECCANISMO CON CUI IL CERVELLO GIOCHI A QUESTO GIOCO, MA PROBABILMENTE È LO STESSO ALLA BASE DELLA SINDROME DELL’ARTO FANTASMA, QUANDO PER ESEMPIO CHI NON HA UNA GAMBA SENTE MALE O PRURITO ALL’ARTO AMPUTATO.

Translate