PERCHÈ, PRIMA O POI, UNA CURA LA TROVANO... MA NEL FRATTEMPO DIAMOCI UNA MANO PER NON PERDERCI NELLA NOTTE

martedì 27 settembre 2011

2nd Course in Eye Genetics: ringraziamenti

Mi viene concesso il privilegio di poter partecipare alla seconda edizione del Corso di Genetica dell'Occhio tenuto dalla European Genetics Foundation qui a Bolgona dal 28 Settembre all'1 Ottobre 2011.


Spero di poter tornare a scrivere con notizie e spunti utili per tutti!!!

Un grazie particolare al Presidente Simone Vannini e Maddalena Bertante della ATRI Toscana, che hanno reso possibile la cosa.

lunedì 26 settembre 2011

ZAFFERANO ABRUZZESE

Riporto un articolo pubblicato su thelethon.it



Silvia Bisti si definisce una ricercatrice di base: nella sua vita professionale ha sempre studiato gli occhi, per andare a fondo dei meccanismi che ci fanno vedere e che con l’età o in alcune malattie si inceppano.
Quando parla dei fotorecettori – le cellule nervose che trasformano la luce in segnali elettrici per il cervello – li definisce “dei gioielli, che la natura ha perfezionato nel corso dell’evoluzione”. Cellule sofisticate ed esigenti, i fotorecettori hanno un metabolismo intenso che richiede moltissimo ossigeno. Con gli anni, però, il meccanismo tende a incepparsi e l’ossigeno da vitale che era può diventare tossico per queste cellule, fino a provocarne la morte: è quello che avviene in diverse forme di cecità senile, ma anche – a causa di difetti genetici – in maculopatie ereditarie come la sindrome di Stargardt.

Attualmente non esiste cura per queste patologie: nel frattempo, però, molti ricercatori come Silvia si sono chiesti se e come sia possibile contrastare il danno da ossigeno e rallentare così il processo degenerativo. Per ritardare il più possibile la perdita della vista, ma anche per dare il tempo alla scienza di trovare strategie di cura definitive. Così Silvia si è messa a studiare quali sostanze potessero avere un effetto simile. E lavorando a L’Aquila si è inevitabilmente trovata tra le mani lo zafferano (Crocus sativus), di cui l’Abruzzo è fra i principali produttori al mondo.

Sostanza interessante lo zafferano: usato da secoli nella medicina tradizionale (anche la regina Cleopatra lo metteva nel bagno!), si sa oggi che contiene sostanze capaci di influire sul bilancio dell’ossigeno e di contrastare la morte cellulare (apoptosi). Silvia decide così di provarne gli effetti su dei ratti albini che, a causa di una mutazione genetica, vanno incontro alla perdita dei fotorecettori se esposti alla luce. Ebbene, somministrato a questi animali modello lo zafferano si è dimostrato capace di proteggerli dai danni luminosi, molto più del beta-carotene che fino a quel momento era la sostanza più promettente in questo senso. Sorpresa, ma anche incuriosita, la ricercatrice ha chiesto la collaborazione di alcuni colleghi australiani a loro volta esperti di fisiologia dei fotorecettori: insieme hanno scoperto che lo zafferano era in grado di influire sull’attività di diversi geni, alcuni responsabili dell’infiammazione in risposta allo stress ossidativo a carico della retina, altri dalla funzione ancora ignota. Un dato che faceva pensare a un’azione specifica della sostanza. Già, ma quale sostanza? Esistono tantissimi tipi di zafferano, preparati in modo differente, e dai test condotti finora sembra che quello abruzzese sia l’unico ad avere un effetto protettivo sulla retina.


Come spesso accade nella scienza, gli incontri giusti al momento giusto possono far decollare le idee e i buoni risultati.  

Benedetto Falsini lavora presso il dipartimento di Oftalmologia e Otorinolaringoiatria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Come medico si occupa da sempre di malattie oculari, in particolare di quelle retinopatie che portano progressivamente alla cecità o comunque a una grave riduzione della vista a causa della morte dei fotorecettori. Conosce Silvia da tempo, ma un giorno, durante un convegno a L’Aquila, lei gli racconta delle sue recenti scoperte sullo zafferano. Con dati preliminari così esaltanti e con il vantaggio che lo zafferano è una sostanza certamente non tossica visto l’ampio utilizzo in campo alimentare, decidono di testarne l’efficacia su persone affette da degenerazione maculare legata all’età. 
Avvalendosi della collaborazione di una ditta locale, Silvia si fa preparare le pasticche di zafferano per condurre la sperimentazione: “devono essere prodotte accuratamente, proprio con quello zafferano lì, e soprattutto devono avere degli analoghi assolutamente identici nell’aspetto ma contenenti un placebo per poter fare dei confronti tra chi assume la sostanza e chi no”.

“La prima sperimentazione su 30 pazienti ha risultati insperati: persone che prima non riuscivano a leggere riescono a farlo” racconta Benedetto. “Per chi da anni vede questi pazienti il risultato è una grande soddisfazione, ma anche fonte di grandi preoccupazioni. Bisogna provare a replicare il risultato, confermarlo, avere la certezza che sia davvero un effetto dello zafferano. Non bisogna illudere le persone, chi sa che non ha speranze è disposto ad assumere qualsiasi cosa, ad andare al supermercato e a fare incetta di tutto lo zafferano presente sul bancone. Anche se l’unico che ha dimostrato una qualche efficacia è quello abruzzese e non è assolutamente detto, anzi è altamente improbabile, che quello che troveranno sul bancone abbia qualche effetto. Per un ricercatore tutto questo potrebbe anche significare perdere una credibilità acquisita faticosamente negli anni”.

Si sa, i tempi della scienza sono molto più lenti di quelli della malattia. Nel frattempo in Abruzzo il terremoto ha distrutto buona parte del lavoro del gruppo di Silvia: con la mancata elettricità si sono persi dati al computer, reagenti, campioni biologici. Ma nonostante la mancanza di supporto dalle istituzioni, il team si è faticosamente rimesso in piedi. E alla fine di luglio sono arrivati i soldi di Telethon per provare a sperimentare la cura a base di zafferano per la sindrome di Stargardt, la forma più comune di degenerazione maculare ereditaria, che colpisce una persona su 10.000. Si manifesta a partire dall’adolescenza  e porta alla diminuzione progressiva della vista nella porzione centrale del campo visivo, fino ad arrivare alla cecità. Attualmente non esiste una terapia risolutiva, per quanto al Tigem di Napoli i ricercatori stiano lavorando da anni alla terapia genica, che sul modello animale ha già dato risultati molto positivi.

La Commissione scientifica di Telethon ha riconosciuto le potenzialità della terapia con zafferano, soprattutto guardando al futuro: se si rivelerà efficace potrà migliorare notevolmente la qualità di vita di molte persone e – più avanti – potenziare l’effetto della terapia genica. Benedetto, il titolare del finanziamento Telethon, è molto soddisfatto “perché ricevere fondi da Telethon significa di fatto avere un riconoscimento sulla qualità del proprio lavoro e sulla solidità delle proprie ipotesi”.
Benedetto e Silvia sono quindi pronti per mettersi al lavoro: lui per testare l’effetto dello zafferano su un primo gruppo di pazienti affetti da sindrome di Stargardt, lei per andare a fondo dei meccanismi con cui questa sostanza protegge la retina, ma anche per capire se l’eventuale effetto può dipendere  dal profilo genetico dei pazienti.


L'ORO ROSSO AL SERVIZIO DELLA RETINA

SONO ANNI CHE SE NE STUDIANO I POTERI ANTIOSSIDANTI E PROTETTIVI DEI TESSUTI.
 

 
IL CROCUS SATIVUS, O PIÙ SEMPLICEMENTE ZAFFERANO, APPARTIENE ALL’ORDINE LILIALES, FAMIGLIA IRIDACEAE, GENERE CROCUS: È UNA PIANTA ERBACEA BULBOSA ORIGINARIA DELL’ASIA OCCIDENTALE, AMPIAMENTE DIFFUSA NEI PAESI MEDITERRANEI. FIORISCE VERSO FINE OTTOBRE, PERIODO IN CUI VENGONO RACCOLTI GLI STIMMI FIORALI, RIGOROSAMENTE AL MATTINO.
È UNA PIANTA PREZIOSA, EFFIMERA, CAPRICCIOSA: CRESCE SOLO DOVE VUOLE LEI E SOLO NELLE CONDIZIONI PARTICOLARI DI CUI NECESSITÀ, FIORENDO ALL’ALBA PER SFIORIRE POI IN POCO TEMPO.
ASSOCIAMO GENERALMENTE QUESTA PREGIATA SPEZIA AI PAESI NORD AFRICANI E MEDIO ORIENTALI: PECCATO CHE QUI, NEL BEL PAESE, CRESCANO DUE VARIETÀ MOLTO NOTE E APPREZZATE IN TUTTO IL MONDO DI ZAFFERANO. PARLO DEI PREGIATI DOP DI NAVELLI E DOP DI SAN GAVINO.
CHISSÀ COME MAI, PERÒ, COME SEMPRE LE NOSTRE PERLE SONO NOTE A TUTTI, MENO CHE A NOI….
LE VIRTÙ MEDICAMENTOSE DELLO ZAFFERANO SONO CONOSCIUTE SOPRATTUTTO IN ORIENTE, DOVE I SUOI STIMMI SONO IMPIEGATI DA SECOLI NELLA MEDICINA TRADIZIONALE.
TRA I SUOI POTERI TERAPEUTICI POSSIAMO RICORDARE:
·       ANALGESICO;
·       ANTINFIAMMATORO;
·       SEDATIVO O CALMANTE SISTEMA NERVOSO CENTRALE;
·       EMMENAGOGO: FAVORISCE IL FLUSSO MESTRUALE;
·       SPASMOLITICO UTERINO;
·       ANTIAGGREGANTE PIASTRINICO;
·       CARMINATIVO, ANTIFERMENTATIVO;
·       DIGESTIVO, EUPEPTICO;
·       TUSSIFUGO.
RECENTEMENTE È STATO, INOLTRE, DIMOSTRATO L’EFFETTO PROTETTIVO NEI CONFRONTI DI DANNI EPATICI E IL SUO POTERE PREVENTIVO NEI CONFRONTI DI TUMORI E DI ATEROSCLEROSI, PATOLOGIE IN CRESCITA NEL NOSTRO MONDO OCCIDENTALE. 
INSOMMA, SEMBRA UNA PANACEA PER MOLTI DEI NOSTRI GUAI QUOTIDIANI.
MA COME PUÒ ESSER UTILE PER LE RETINOPATIE DEGENERATIVE?
VEDIAMO INNANZITUTTO COSA TROVIAMO ALL’INTERNO DEGLI STIMMI DEL CROCUS SATIVUS:
·       α-CROCINA: È LA RESPONSABILE DELLA COLORAZIONE GIALLA CHE LA SPEZIA DA ALLE PIETANZE. DERIVA DAL CAROTENOIDE CROCETINA, DOPO LEGAME CON UNO ZUCCHERO;
·       ZAEXANTINA e LUTEINA: SONO CAROTENOIDI AD AZIONE PROTETTIVA DEI TESSUTI RETINICI;
·       CAROTENI α e β;
·       VITAMINA A, B1 e B2.

SE NE STRAPARLA ORMAI DEL RUOLO E DELL’IMPORTANZA DEI CAROTENOIDI MA, ANCORA UNA VOLTA, È NECESSARIO SOTTOLINEARE LA LORO FONDAMENTALE FUNZIONE.
UNO DEI PRIMI STUDI IN MATERIA (1999) È STATO CONDOTTO DALL’UNIVERSITÀ DEL TEXAS: FU AMPIAMENTE DIMOSTRATO COME LA CROCINA E I SUOI ANALOGHI SIANO IN GRADO DI MIGLIORARE IL FLUSSO EMATICO NELLA RETINA E NELLA COROIDE. IL MECCANISMO D’AZIONE SEMBREREBBE IMPLICARE VASODILATAZIONE, AUMENTO DELL’OSSIGENAZIONE TESSUTALE E PROTEZIONE ANTIOSSIDANTE.
SUCCESSIVAMENTE SONO STATI FATTI DIVERSI STUDI SUL POTERE NEUROPROTETTIVO DELLO ZAFFERANO. NEL 2006 UNO LAVORO DI SEATTLE HA DIMOSTRATO CHE LA CROCINA È CAPACE DI PREVENIRE EFFICACEMENTE LA MORTE PER APOPTOSI DI CELLULE RETINICHE ESPOSTE A LUCE BLU (420NM) E BIANCA.
PER FARE QUESTO STUDIO SONO STATE PRESE TRE COLTURE DI FOTORECETTORI DI BOVINO: DUE DI QUESTE SONO STATE TRATTATE CON DIVERSE CONCENTRAZIONI DI CROCINA PER 24 ORE, DOPO DI CHE SONO STATE ESPOSTE A INTENSA LUCE BLU PER LE SUCCESSIVE 24 ORE.
LA COLTURA NON TRATTATA CON LA CROCINA HA MOSTRATO UNA MORTALITÀ DI CIRCA L’80% DEI CONI E BASTONCELLI; NELLE ALTRE DUE SI È OSSERVATA, PER CONTRO,  UNA SOPRAVVIVENZA DAL 50 AL 90%, AL CRESCERE DELLA DOSE DI CAROTENOIDE.
IN PARTICOLARE SI È VISTO CHE I CADUTI IN BATTAGLIA ERANO SOPRATTUTTO  I BASTONCELLI: QUESTO IMPLICA CHIARAMENTE L’ESISTENZA DI UN MECCANISMO PROTETTIVO NEI CONFRONTI DEI CONI, RISULTATI MENO SENSIBILI AGLI EFFETTI LETALI DELLA LUCE BLU.
LA COLTURA NON TRATTATA È STATA POI ADDIZIONATA DI CROCINA, PER VALUTARE L’EFFETTO PROTETTIVO POST-IRRADIAZIONE: LA MORTE DEI FOTORECETTORI È DIMINUITA, MA NON SENSIBILMENTE. QUESTO SOTTOLINEA IL FATTO CHE LA PREVENZIONE È NETTAMENTE PIÙ EFFICACE RISPETTO AI TRATTAMENTI A DANNO AVVENUTO….TANTO PER CAMBIARE!
NEL 2010, PRESSO L’UNIVERSITÀ CATTOLICA DELSACRO CUORE DI ROMA, È STATO CONDOTTO UNO STUDIO SU PAZIENTI CON AMD AD ESORDIO PRECOCE. QUESTI SONO STATI TRATTATI PER TRE MESI CON DOSI GIORNALIERE DA 20MG DI ZAFFERANO. LO STUDIO È STATO FATTO CONTRO PLACEBO, OVVERO AD ALCUNI È STATO SOMMINISTRATO ZAFFERANO, AD ALTRI UNA SPEZIA COLORATA SIMILE, SENZA CHE NESSUNO SAPESSE COSA STESSE ASSUMENDO.
DOPO IL TRATTAMENTO, I PAZIENTI CHE AVEVANO RICEVUTO ZAFFERANO HANNO MOSTRATO UN MIGLIORAMENTO DELL’ERG FOCALE (IN TERMINI DI AMPIEZZA) RISPETTO A QUELLI CHE AVEVANO RICEVUTO IL PLACEBO.
IN ITALIA SONO IN CORSO ALTRI STUDI E PROTOCOLLI SPERIMENTALI, VOLTI A DIMOSTRARE L’EFFICACIA SULL’UOMO NELLA PREVENZIONE DI BESTIACCE SERIE QUALI RP E RELATIVE CONSORELLE…..
SPERIAMO DI POTERNE VEDERE, A BREVE  E IN PRIMA PERSONA, I RISULTATI APPLICATI SU LARGA SCALA.




BIBLIOGRAFIA

domenica 25 settembre 2011

IL LAVORO - p.1

Questo è il punto più critico delle nostre storie.

In una società come la nostra, dove sembra non esserci spazio per chi non è al 100% con tutti e cinque i sensi, non appena si apprende di avere una patologia retinica degenerativa si finisce subito col pensare "oddio, e adesso che faccio!".
Il lavoro, ma anche l'autonomia, la possibilità di provvedere per se stessi e per chi ci sta intorno: non è una cosa facile da gestire, lo sappiamo bene.

Che fare? Come fare? 

Le possibilità di lavoro ci sono, e non sonno neppure così poche, ma non necessariamente vanno bene a tutti. Una cosa di cui sono convinto fermamente è che non si debba per forza ripiegare su un’occupazione per il solo aver di che vivere. Possiamo continuare ad avere ambizioni e sogni, anche in ambito professionale, anzi dobbiamo avere qualcosa che ci stimoli a continuare la nostra guerra. 

Chi, come me, ha il grandissimo lusso di poter beneficiare ancora di un buon residuo visivo deve fare di tutto per apprendere quante più cose può, in tutti gli ambiti, finché è in tempo.
“Impara l’arte e mettila da parte”, come dicevo in un altro post, non è solo un bel proverbio. Quello che riusciamo a imparare oggi potrebbe rivelarsi di vitale importanza domani, quando farà notte.
I sensi ci guidano, ma ci forviano a volte, spingendoci a credere che senza la vista non sia possibile fare granché. Ripensate nuovamente, per l’udito, al caso di Ludwig Van Beethoven…

Come è normale in questi casi, il nostro cervello compensa probabilmente la carenza di uno dei 5 sensi  consentendoci una maggior attenzione agli altri quattro. Lo sto nettamente sperimentando, giorno dopo giorno.
In merito all’udito, lo sto riscoprendo differente dal passato; spesso mi ritrovo a notare la bellezza di alcuni suoni che normalmente ritenevo insignificanti. Mi capita di analizzare e considerare gradevole il suono prodotto dalle scarpe sui ciottolati e selciati. Ancora, mi trovo spesso completamente assorto nell’ascolto della “melodia” prodotta dalle mani della mia compagna mentre scrive con la tastiera del pc. Sto imparando che i suoni possono essere davvero vari e piacevoli, se ascoltati e compresi a fondo. Non posso però dire che il mio udito si sia acuito da quando la vista mi è peggiorata, ma di sicuro sto vivendo questo senso in modo totalmente differente.

Gusto e Tatto sono i due sensi che, ad oggi, posso reputare dominanti in me. Oltre che a regalarmi una maggiore e più spiccata sensibilità verso ciò che tocco o che porto alla bocca, mi rendo conto lucidamente che riesco ad analizzare molto più profondamente le informazioni che queste vie sensitive portano al mio cervello. E di conseguenza riesco ad attuare una sorta di nuova comunicazione per mezzo di queste vie. Non è facile spiegarlo: è come se, comprendendo meglio il sapore degli ingredienti base della mia alimentazione, ora io sia in grado di immaginare in modo più creativo e ampio l’effetto dell’abbinamento tra differenti alimenti, azzardando anche il tentativo di interpretare da un punto di vista emozionale un piatto. E quindi, perché non ipotizzare di poter lavorare in cucina? Magari in un agriturismo, uno di quelli veri però, in cui è possibile lavorare con ritmi compatibili con un cuoco che non è proprio un falco. A Firenze ne esiste uno famosissimo, che in verità è una cooperativa, in cui lavorano solo diversamente abili che, con le loro differenti abilità, offrono esperienze gastronomiche nuove per i comunemente abili. 

Lo stesso accade, seppur in forma differente, con il Tatto. Come molti compagni di (s)ventura, mi sono accostato timidamente al mondo del massaggio: un vero mare magnum! Per una questione di pura empatia ho trovato interessante l’approccio della Medicina Ayurvedica all’uso del massaggio, così ho deciso di iscrivermi a un corso qui a Bologna. Una vera rivelazione! Oltre ai concetti fondamenti della Medicina e Farmacologia Ayurvedica, che ho scoperto essere estremamente interessanti ed utili anche per la nostra visione di terapia, mi sono reso conto che con il tocco mi è possibile stabilire una comunicazione. Anche solo come esperienza fine a se stessa la reputo un’occasione di arricchimento incredibile. Chiudendo gli occhi e attuando le manovre previste dalle metodiche ayurvediche mi rendo conto che si ricevono tantissime informazioni dalla persona che si sta trattando, e che al contempo si prende coscienza di una sensibilità che porta ad aggiustare pressione e forza dei movimenti delle mani in modo naturale. Ed è una cosa estremamente appagante, al punto che mi sono appassionato di questa scienza orientale e ho iniziato a praticare il massaggio ayurvedico con oli medicati. Attualmente la sto vivendo come sola esperienza formativa personale, in quanto mi ha aperto scenari nuovi nell’ambito della mia attuale professione di farmacista, ma non posso negare di covare il desiderio di poterne fare di più in futuro.
E questo di più potrebbe anche darmi da vivere un giorno; si tratta di una potenziale professione retino-sostenibile, nel senso che buona parte dei massaggi già li pratico con gli occhi chiusi, per cui a prescindere dalla mia amica Stargardt potrebbe essere benissimo una strada percorribile!

Ma ancora vedo abbastanza bene, per cui non posso fermarmi qui. Ho intenzione di approfondire le mie conoscenze ayurvediche, ma voglio apprendere anche almeno un’altra tecnica di massaggio, come quello Tradizionale Thailandese. Sempre per una questione di pelle, è una tecnica che mi da l’idea di avere un riscontro rapido sul benessere del ricevente, e inoltre è decisamente opposta a quella ayurvedica come dinamica, apparendomi “più forte ed energica”. 

Della musica ne avevo parlato in un precedente post, ma ad essere onesti nel mio caso credo resterà più una passione che un filone in cui riporre concrete speranze. L’Italia non è particolarmente attenta e generosa con gli artisti, soprattutto in ambito musicale. Resta il fatto che non si sa mai e che la musica è un’arte nobile che fa bene alla vita di chi la esercita e di chi gli sta intorno, per cui di sicuro continuerò nell’esercitarmi. Poi magari finirò in una band di liscio romagnolo, ma chi lo può dire?

Altra cosa che ho intenzione di provare a fare è un corso di pittura. Sono sempre stato una terribile capra nel disegno e lo vivo da sempre come un cruccio, al punto che quando la mia compagna mi regalò alcuni anni fa un set di tempere e pennelli sono stato felicissimo: l’idea di cimentarmi da adulto nella pittura mi ha riempito di voglia di fare e di provare, anche se il risultato non è stato notevole. Ma visto che non ho la pretesa di essere un grande della pittura, e visto che eccetto i grandi, appunto, in genere non si nasce imparati, ho la ferma intenzione di frequentare un corso per apprendere le nozioni basilari della pittura.
Ma che pretendi, adesso, di diventare un pittore famoso? Mi si potrebbe chiedere. No, assolutamente, però sono convinto che potrei trasmettere qualcosa agli altri imparando a riportare sulla tela come percepisco il mondo attraverso i miei occhi malandati. Non esiste una maniera univoca di guardare, né di interpretare ciò che si vede.

Da quando ho aperto questo blog, invece, ho scoperto il piacere dello scrivere. In verità fin da piccolino mi piaceva dilungarmi nei temi di scuola o tenere diari. Farlo con un razionale differente, scrivendo per divulgare quello che so e per cercare di creare una condivisione con chi è nella stessa mia barca ha un sapore decisamente nuovo. Interessante, di sicuro, ma soprattutto stimolante. Come poi alcuni amici di Retina Campania e della Atri Toscana onlus mi hanno suggerito, posso considerare di fare altrettanto per riviste di divulgazione scientifica, magari ampliando gli ambiti di applicazione. Ohi, e poi perché no, proprio perché non si sa mai nella vita mi sono messo a sviluppare una traccia di un tema che feci ben 27 anni fa, a scuola, e che sta diventando una sorta di libro per ragazzi. Anche qui: sicuramente non lo leggerà nessuno, se mai dovessi finirlo e auto pubblicarlo… ma tanto che ci perdo? 

Non so se lo sapete, ma pure Staphen King ha la Stargardt e la fantasia di certo non gli manca!

Ben chiaro, esistono poi tutte le possibilità occupazionali per le categorie protette: le varie associazioni di retinopatici, le sedi dell’Unione Ciechi e i vari sindacati ne sanno davvero tanta in merito. Se ne è parlato più volte anche in varie discussioni, che trovate a questi due collegamenti.





Se riusciamo a capirci, guardandoci dentro, imparando a non nascondere a noi stessi la verità su quello che ci attende, sono convinto che facendo di necessità virtù potremo trovare possibili strade da percorrere.

giovedì 22 settembre 2011

DI NECESSITÀ VIRTU' - parte 1bis

Infine mi sono deciso e l'ho acquistata.
Presa sul web, su un sito tedesco, mi è costata circa 200€ meno che in Italia.




Lunedì scorso l'esperimento: sono andato al lavoro alternando bici + treno!
Ed è andata davvero liscia (tranne per il caldo che picchiava duro), senza dover fare una levataccia.
Esco di casa alle 7:30, con il treno che  parte alle 7:45 ed arriva a Faenza alle 8:15; dopo 5 km di pedalata son al lavoro alle 8:35, per cui mi resta anche il tempo per un caffè! Fico!
Son perfino arrivato prima io che il simpatico bus della linea 2, quella famosa che il comune di Faenza non ha avuto modo di posticipare (qui i dettagli).

Il bello di aver lasciato l'auto a casa è, oltre alla sostenibilità del tipo di trasporto e al minore rischio al volante, il grande risparmio: andata e ritorno son 7.20€ di treno mentre con l'auto son non meno di 33€ al giorno, più l'impatto ambientale e il rischio sulla strada!


Insomma, l'esperimento è andatao benissimo per cui appena sarò sistemato anche con gli orari lavorativi (coincidenza con i treni per arrivare e tornare) lascerò definitivamente l'auto in garage.

Cosa aggiungere?

ALLA FACCIA DEI COMUNI POCO SOSTENIBILI!


ALLA FACCIA DELLE AZIENDE DI TRASPORTO PUBBLICO


MA SOPRATTUTTO... 


ALLA FACCIA DELLA STARGARDT!



Di necessità... virtù!

domenica 11 settembre 2011

CONTRO IL TAGLIO ALL'ASSISTENZA

E' il momento di farsi sentire.

Andate a questo link


e, sul fondo della pagina, clikkate su FIRMA ANCHE TU

Perchè i ladroni inetti e in malafede che stanno devastando il nostro paese devono essere fermati, anche con queste misure.
 

sabato 10 settembre 2011

L'UOMO...

"... quello che l'uomo in fondo è sempre stato, 
dai tempi in cui si rizzò in piedi: 
un incauto infelice e insoddisfatto coglione. 
Un coglione che non s'accorge di esserlo.
Quando sta bene, fa di tutto per rendersi la vita amara."
Mauro Corona - La fine del mondo storto


Chi avesse voglia, è un libro che si legge molto bene, e che fa una spietata analisi sull'essere umano lasciando poco spazio all'immaginazione.

Esiste anche in versione ebook e, qui sotto, in formato Audiolibro:
AUDIOLIBRO - La Fine del Mondo Storto 


Per chi non lo conoscesse ecco un paio di filmati che lo presentano per benino!



Siamo in tempo, siamo in tempo benissimo! 
Si parte ogni mattina, da quello che resta!

lunedì 5 settembre 2011

SOCIETA' CIVILE E TRASPORTI SOSTENIBILI: UN MIRAGGIO

Il tema dei trasporti e degli spostamenti, quanto mai per un retinopatico, è di grande importanza!

Inutile nasconderci dietro un dito: siamo un paese  generalmente poco civile che mostra scarsa sensibilità e tolleranza nei confronti di chi non è "normalmente abile"... anche se poi, quest'ultima espressione lascia al solito il tempo che trova, visto il grado di stupidità medio del popolo italiano, ma questa è un'altra storia.

Premessa: io vivo attualmente in un paesino della provincia di Bologna che dista 45 km circa da Faenza, città in cui lavoro. 
Si, avete fatto i conti bene: sono un retinopatico che si deve sparare 90 km al giorno ma, almeno, sono quasi tutti di autostrada il che rende le cose nettamente più semplici e sicure.

Mosso dalla necessità di trovare un'alternativa possibile, sostenibile ed accessibile per recarmi al lavoro ho iniziato a consultare orari di bus e treni.

Quello che ho appreso non mi ha stupito più di tanto visto che, appunto, siamo in Italia.

Il treno regionale che potrebbe fare al caso mio arriva a Faenza alle 8:15 del mattino; il Bus che collega la stazione di Faenza al luogo in cui lavoro parte dalla stazione alle 8:12, mentre la corsa successiva arriva troppo tardi.
Uno sfortunato caso, ne sono certo: siamo un popolo poco attento ma, in fondo, non crudele!

Visto che il treno precedente arriverebbe a Faenza alle 7:44, ovvero un'ora e quindici minuti prima dell'inizio del mio turno di lavoro, ho capito di non aver e tanta scelta: ho così contattato l'azienda che eroga il servizio di trasporto pubblico e il comune in questione. 

In fondo, stiamo parlando di 3 minuti di scarto su una rete bus non particolarmente complessa dato che Faenza, ad oggi, ha solo due linee urbane.

L'azienda dei trasporti in questione, l'ATM di Ravenna, mi ha risposto formalmente e in tempi brevi dicendo che al momento gli orari per il periodo estivo sono già stati definiti, ma che avrebbe comunque segnalato al comune di Faenza la cosa. 

Per sicurezza ho scritto al comune e all'ufficio del Sindaco: mica niente, ma volevo esser sicuro che la segnalazione arrivasse agli uffici preposti.

Beh sono rimasto piacevolmente sorpreso, al punto da farmi venire l'occhietto lucido: pochi giorni fa, nel pieno del caldo estivo, mi hanno chiamato dalla segreteria del comune di Faenza.

Una voce gentile mi ha rassicurato dicendomi che verrà creata la coincidenza treno-bus che mi permetterà di lasciare l'auto a casa e di muovermi con i mezzi pubblici: si tratta solo di attendere la pubblicazione degli orari invernali.

Che dire: sono contento, davvero tanto! 

Ci si riempie tanto spesso la bocca di belle parole, soprattutto a livello istituzionale, salvo poi non passar mai dalle parole ai fatti.
Stavolta le persone, con la loro attenzione e sensibilità, hanno fatto di un'istituzione una macchina al servizio del cittadino.

Un bell'esempio di civiltà!

Non appena avrò novità aggiornerò questo post! 


Questo era quanto scrivevo pochi giorni fa, entusiasta e felice per quanto mi era stato assicurato.
Oggi, invece, ho ricevuto la comunicazione formale e definitiva dal Comune di Faenza.
Si legge testualmente: "l'attuale  conformazione del servizio urbano di Faenza non permette di apportare in quella fascia oraria modifiche, anche minime. Ciò è dovuto all'esigenza di rispettare le coincidenze con la linea 1 degli autobus cittadini e al fatto che in tali orari la linea 2 effettua un percorso differenziato che rende molto più rigido il rispetto dei tempi di percorrenza."

Come giustamente commentava Moreno "manco fosse New York! Ci son solo 2 linee urbane..."

Seguono poi molti bla bla bla e in conclusione, dopo il gentile invito a prendere il treno mezz'ora prima o mezz'ora dopo, mi salutano cordialmente dicendomi che, chissà, in futuro se capiterà occasione cercheranno di sistemare la cosa.

Grazie per lo sforzo e, soprattutto, per le rassicurazioni telefoniche precedenti, a cui io da vero sciocco credulone ho dato credito.

Viva l'italia e viva la burocrazia italiana, ovvero le persone che la amministrano.

Nulla di irrimediabile, certo, perchè non concedo il lusso a tali istituzioni di togliermi il sorriso nè di ingrigirmi una giornata: resta solo la delusione di fronte a questa ennesima manifestazione di quel che vale l'essere umano.






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