Le modalità adottate dall'INPS per le verifiche straordinarie sui cosiddetti "falsi invalidi" sono state illegittime e lesive dei diritti delle vere persone con disabilità e i dati forniti dall'Istituto "gonfiati" e forieri solo di costi per l'Amministrazione»: basta da sé, questa breve sintesi di una recente Sentenza del TAR Lazio, per caratterizzare la portata realmente "storica" di un provvedimento che fa giustizia di tante vessazioni.
ROMA. Tramite la Sentenza 3851/14, che non appare esagerato definire come "storica", il 9 aprile scorso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio si è pronunciato su un giudizio avviato dall'ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), con l'intervento di supporto (ad adiuvandum) della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), contro una serie di messaggi e circolari con cui l'INPS, tra il 2011 e il 2012, aveva disciplinato i controlli dei Piani straordinari di verifica sui cosiddetti "falsi invalidi" per 500.000 persone.
Giunta infatti dopo ben tre anni di dura battaglia nelle aule giudiziarie, tale Sentenza riconosce – come già ampiamente denunciato dalle stesse ANFFAS e FISH e ripreso più volte sulle pagine del nostro giornale -, che le modalità adottate dall'INPS per le verifiche straordinarie sono state «illegittime e lesive dei diritti delle vere persone con disabilità» e sconfessa ancora un volta anche i dati forniti dall'Istituto in materia.
«A partire dal 2011 – si legge in un comunicato congiunto di ANFFAS e FISH -, dopo avere già effettuato 300.000 controlli nei due anni precedenti, l'INPS, in via unilaterale e anche in contraddizione rispetto alle garanzie previste dalla normativa statale, ha modificato progressivamente le modalità delle verifiche straordinarie, stabilendo di far rientrare, nei controlli a campione, anche gli invalidi per i quali era già stata precedentemente prevista una rivedibilità. Così facendo il numero delle revoche, alla fine dei controlli "straordinari", è risultato artificiosamente elevato: sono state cioè sommate anche le posizioni comunque già considerate rivedibili e, in larga misura, in ogni caso destinate a revoca. Senza dire che poi tale attività ha distolto l'impegno dell'INPS da quello che effettivamente aveva richiesto il Parlamento: controllo, in aggiunta all'ordinaria attività di revisione, delle situazioni determinate molti anni addietro».
«Si sarebbero dovuti effettuare ben altri controlli – prosegue la nota -, oltreché, ad esempio, evitare di visitare persone da decenni ricoverate in strutture a causa della loro disabilità, sicuramente non "falsi invalidi", con tutti i gravosi, inutili e ulteriori costi delle visite per l'INPS, oltre ai disagi per i cittadini. I dati finali, come pure la millantata incidenza dei cosiddetti "falsi invalidi" effettivamente individuati dall'INPS, sono così risultati "gonfiati" e forieri solo di costi per l'Amministrazione, che sembrano addirittura aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro!».
Fatto poi ulteriormente significativo, il TAR del Lazio ha accolto anche gli ulteriori rilievi di ANFFAS e FISH circa la non equiparabilità tra le visite di revisione ordinaria, di competenza prioritaria della Commissione ASL (primo punto di riferimento territoriale per i cittadini), e quelle straordinarie di competenza esclusiva dell'INPS. Con tale modalità imposta dall'Istituto, infatti, è stata impedita la visita presso le Commissioni ASL più vicine ai cittadini, costringendoli, per la revisione ordinaria, anche a trasferimenti di decine e decine di chilometri da casa e non garantendo quel doppio controllo che evitasse le sviste di una sola commissione.
E ancora, il TAR ha appurato che è mancata la tutela alle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale: infatti, mentre i medici nominati dall'ANFFAS erano presenti nelle Commissioni ASL, essi erano esclusi dalle verifiche straordinarie dell'INPS, lasciando pertanto prive di specifica tutela le persone con questi tipi di disabilità.
«Ma non è tutto – si legge ancora nella nota di ANFFAS e FISH -, dal 2012, infatti, l'INPS ha incluso nelle verifiche straordinarie non solo le condizioni di invalidità, ma anche quelle di handicap (come da Legge 104/92), senza averne una copertura normativa, giunta solo alla fine del 2012. Anche in questo caso, quindi, il TAR del Lazio ha riconosciuto le doglianze sollevate dalle nostre organizzazioni e ha pienamente chiarito che si sono usate, almeno fino al 2013, le visite di verifica straordinaria per degli scopi che la norma statale non riconosceva: eliminare cioè certificazioni per lo stato di handicap, che erano e sono cosa ben diversa da quelle per riconoscere l'invalidità civile e le relative provvidenze economiche».
Un ulteriore, importante chiarimento, infine, seppure non accolto con la Sentenza di cui si parla, è stato quello relativo al riconoscimento dell'efficacia del Decreto Ministeriale del 2 agosto 2007 (Individuazione delle patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante), che aveva fissato l'esenzione da visite di revisione o verifiche straordinarie in caso di patologie «stabilizzate o ingravescenti», principio che nel corso degli anni successivi al ricorso e proprio per impulso di questo, sembra in via di progressiva acquisizione da parte dell'INPS.
Al momento sono in corso attenti approfondimenti, sempre da parte di FISH e ANFFAS, sulle ricadute dirette per le persone con disabilità che si sono viste revocare le provvidenze economiche in forza di quelle disposizioni amministrative dichiarate ora illegittime.
«Si tratta quindi di una Sentenza fondamentale – conclude il comunicato delle due organizzazioni – perché mette in discussione le modalità delle verifiche già realizzate, mettendo al tempo stesso in dubbio anche quelle successive al 2012. Il nostro interesse non è certo quello di contrastare l'individuazione dei "falsi invalidi", ma di fare in modo che siano rispettati i diritti fondamentali delle vere persone con disabilità e che i controlli siano condotti con le opportune garanzie, in modo efficace e mirato, evitando inutili disagi e vessazioni. Per questo ci auguriamo e richiedono con forza che Governo e Parlamento chiariscano e riformino non solo il piano di verifica sugli accertamenti, ma anche l'intero sistema di accertamento di invalidità civile, stato di handicap e disabilità che risulta ormai obsoleto, farraginoso e inefficiente. Tale riforma, del resto, è prevista nello stesso Programma d'Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l'Integrazion e delle Persone con Disabilità che il Governo si è impegnato a mettere in atto per garantire il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità».
Articolo di S.B. e tratto da "Superando.it"
10 Maggio 2014