Il Post che pubblico qui di seguito è stato scritto da un mio carissimo amico, di cui parlavo in precedenza, Moreno, laureato in Neuropsicologia e Recupero Funzionale.
Esistono due vie dedicate alla visione:
- retino-genicolo-striata: trasmette segnali visivi dalla retina alla corteccia visiva primaria (corteccia striata), passando per i nuclei genicolati laterali del talamo
- retino-collicolo-extrastriata.
La prima è quella dedicata alla visione cosciente e particolareggiata, o più semplicemente quella di Identificazione. Quella che ci permette di elaborare le informazioni visive, riconoscendo gli oggetti e le persone, di operarci sopra elaborazioni e ricordi. Risente dei fenomeni di compensazione del campo visivo da parte del cervello, perché l'informazione viene elaborata a livelli più alti e complessi, ad opera di zone del cervello più sofisticate.
La seconda è quella dedicata alla Localizzazione, ovvero al “calcolo” della posizione di un oggetto e alla sua velocità, qualora fosse in movimento, adoperandosi per aggiustare la posizione degli occhi in maniera automatica, in modo da seguire questo movimento. E' sub cosciente, nel senso che non ha bisogno che l'informazione giunga a livello della consapevolezza per poter operare adeguatamente. Per esempio, quando un portiere di calcio para un tiro ravvicinatissimo, di "riflesso", lo fa grazie all'aggiustamento oculare operato da questa via che permette al cervello di calcolare velocità e traiettorie del pallone, senza che il portiere debba "pensarci su" per poter adoperarsi a parare il tiro. Questo da un quadro della raffinatezza della funzione visiva.
L'interruzione di una delle due vie, però, non compromette il funzionamento dell'altra.
Nel caso dell'emianopsia, si ha interruzione della prima via in seguito a patologia, danno neurale o intervento chirurgico. In alcuni studi, si è visto che si può in questi casi sfruttare la via collicolare, che continua a funzionare anche per quella metà del Campo Visivo perso: questo può permettere al soggetto di reagire a stimoli che provengono dalla zona "cieca", anche se reagirà in maniera inconsapevole.
La coscienza, intesa come consapevolezza, è solo una funzione cerebrale: anche se messa in secondo piano, o aggirata del tutto, non è detto che non il soggetto non possa essere in grado di evocare risposte complesse all'ambiente che lo circonda.
Nel caso di uno scotoma, non sono le vie che sono danneggiate ma è proprio la retina, che è la sorgente delle informazioni visive, ad aver subito danni. In questo caso l'informazione non potrebbe arrivare né alla prima via, quella cosciente, né alla seconda, sub-cosciente, perché non parte nemmeno, essendo la retina danneggiata.
Tuttavia, nel caso dell’immagine fantasma, se si ipotizza che a livello cosciente noi la percepiamo perché viene elaborata dalle zone più "alte" del nostro cervello, che intervengono appunto sulla consapevolezza dell'individuo, potremmo anche ipotizzare che la seconda via che opera ad un livello molto più basso e "istintivo" permetta di aggirare questo tranello…
Allenando quindi sempre la via collicolare, così come si è fatto con i pazienti emianoptici, si potrebbe addestrare il cervello a prendere in considerazione solo gli stimoli che "effettivamente vede" e ad andare a cercare quelli che al contrario mancano alla sua percezione, privilegiando la via collicolare che è, guarda caso, anche responsabile degli aggiustamenti oculari, ovvero dei movimenti oculari necessari per centrare un oggetto.
Ho visto che hai parlato della Sindrome di Charls Bonnet.
Hai detto bene, il nome e cognome sono quelli.
Trattasi in effetti di immagini allucinatorie non dovute ad un'alterazione psicologica (non sono le allucinazioni psicotiche, insomma). Sono completamenti dell'immagine operata dal cervello che, in mancanza di informazioni esterne (stimoli visivi), ricorre a sorgenti interne (ricordi di immagini o elaborazioni di questi ricordi).
Trattasi in effetti di immagini allucinatorie non dovute ad un'alterazione psicologica (non sono le allucinazioni psicotiche, insomma). Sono completamenti dell'immagine operata dal cervello che, in mancanza di informazioni esterne (stimoli visivi), ricorre a sorgenti interne (ricordi di immagini o elaborazioni di questi ricordi).
Probabilmente differisce però dal processo che porta alla sindrome dell'arto fantasma. Quest'ultimo, in effetti, viene percepito ancora presente solo perché in corteccia i neuroni che erano ad esso collegati continuano ad emettere segnali quando vengono stimolate le aree adiacenti all’arto mancante, essendosi "fusi" con quelli adiacenti che innervano le parti del corpo limitrofe alla zona di amputazione. Ma, essendo il cervello adulto plastico fino ad un certo punto, i neuroni che innervavano l’arto mancante rispondono alla stimolazione ricollocando la sensibilità sull’arto che era di loro competenza, come se ci fosse ancora. In corteccia la rappresentazione dell’arto esiste ancora, anche se lui non c’è più, pertanto se io stimolo una zona del corpo a cui ora si sono associati questi neuroni, avrò la sensazione che la stimolazione arrivi dall’arto che prima innervavano.
Capita spesso che, a chi sia stato amputato il braccio per esempio, provi la sensazione di una stimolazione sull'arto che non c'è più quando viene stimolato il viso, soprattutto le labbra. Questo perché, in corteccia, i neuroni dedicati alla sensibilità di queste due zone sono adiacenti e i neuroni che ricevevano la sensibilità dall'arto amputato si sono parzialmente fusi con quelli limitrofi, che ricevono la sensibilità proveniente dalle zone del viso.
Per le immagini fantasma direi che è diverso.
Qui non si tratta solo di neuroni che continuano a sparare, ma a mio parere intervengono anche quei meccanismi "normali" di completamento della forma, noti in psicologia dai tempi della scuola di Lipsia (quindi dalla sua fondazione come materia scientifica): sono i Fenomeni di Gestalt. Sono alla base di quelli che vengono comunemente chiamati "effetti ottici": il viso-vaso, il triangolo che non c'è, le linee che sembrano curve. Sono esempi di come il cervello interpreti sempre le informazioni visive che riceve, normalmente, e non le subisca soltanto.
Nel caso di uno scotoma, credo che questo effetto diventi più quotidiano e serva, paradossalmente, al cervello per fornire al suo portatore un panorama visivo continuo e non frammentato, e per questo più funzionale. Chiaro che è un ipererregolarismo che sconfina nell'autoinganno, però questi meccanismi sono fortemente adattivi, perché percepire una "realtà" unica, suggerisce al soggetto di vivere in un mondo comprensibile e, ancora paradossalmente, prevedibile e controllabile.
Vi sono possibilità di superare l'autoinganno?
Non so... però quando lavoravo in Romagna e trattavamo pazienti con un allenamento sperimentale per l'emianopsia (perdita di metà del campo visivo), cercavamo di stimolare fortemente la via collicolare, ovvero quella via che si fa beffe dell'immagine cosciente e analizza gli stimoli in maniera sub cosciente ma molto precisa.
Per la cronaca, a proposito di immagini fantasma, questi soggetti non percepivano solo metà campo visivo, perché il cervello completava l'immagine, allargando la parte del campo visivo sano (di nuovo l'autoinganno).
Di solito, quando tutto l'apparato è sano, la via collicolare è una via diciamo secondaria e meno importante; con un allenamento specifico però, è stato dimostrato che può diventare quella principale e di riferimento per il cervello, anche con controlli a lungo termine.
Naturalmente in quel caso la retina era sana: era "solo" interrotta la via retino-genicolo-striata. Quindi si trattava di pazienti che, in maniera sub-cosciente, potevano percepire stimoli provenienti da tutto il campo visivo.
Nel caso della stargardt è l'esatto contrario.
Tuttavia non è impossibile pensare che, ragionando alla rovescia, allenando comunque la via collicolare a diventare quella principale, si possa indurre il cervello a rispondere di riflesso solo agli stimoli reali che provengono da quella via, che a sua volta non risente delle elaborazioni associative legate alla via genicolo-striata. In questo modo si potrebbe ipotizzare di riuscire ad abituare il cervello, quando avverte la mancanza di stimoli in quella parte di campo, a cercarli con le aree della retina ancora sane, di nuovo grazie ai movimenti di aggiustamento oculare che sono, anche in soggetti sani, sottomessi al controllo dei collicoli.
Mi prendo un altro piccolo spazio, rifacendomi anche al tuo post sul 5 per mille alla ricerca.
RispondiEliminaMi scuso se divago un attimo dall'argomento più importante, ovvero la stargardt, ma anche il mio discorso rimarrà in qualche modo correlato.
Vorrei spendere due parole sulla ricerca in italia.
Nel nostro paese, in cui si sperperano soldi e si poi da la colpa alla spesa pubblica per la sanità e la scuola, ci sono comunque piccole eccellenze che ogni giorno di dibattono tra scartoffie per ottenere fondi e pochi spiccioli ricevuti per continuare una delle più nobili arti del mondo moderno: la ricerca.
La ricerca, per un ricercatore, è spesso professionalmente una trappola, senza sbocchi e futuro. Le università faticano a sostenerla visti i continui tagli. Eppure la ricerca è il uturo di un paese. Lo spiagava già 15 anni fa Piero Angela a Quark. Memento semper: i paesi più ricchi ed evoluti sono quelli che più spendono in ricerca. Non è fantasia, è la realtà. Fantasia è pensare che "con la cultura non si mangia".
Saluti e scusate lo sfogo.
SONO MOLTO D'ACCORDO CON QUESTO COMMENTO DI MORENO,IL NOSTRO PAESE GUARDA SOLO A PICCOLO RAGGIO,NON SI E' ANCORA CAPITO CHE QUALSIASI RICERCA ANCHE QUELLA SU UNA MALATTIA RARA,PORTA CONOSCENZE PER TANTISSIME MALATTIE,SE SI SCOPRE QUALCOSA (ANCHE SE QUALCUNO PIù EGOISTA CERCA DI TENERLA PER SE') IN POCO TEMPO SI DIFFONDE IN TUTTO IL MONDO,
RispondiEliminaLEGGENDO QUESTA INTERESSANTE RELAZIONE,PENSO CHE IN FUTURO SOPPRATUTTO SE I CHIP RETINICI E LE LENTI ELETTRONICHE WIRELESS SARANNO PERFEZIONATE E PERMETTERANNO UNA POSSIBILE VISIONE DOVRA' SORGERE UNA NUOVA PROFESSIONE LA POTREMMO CHIAMARE "IL TERAPISTA DELLA NEURO VISIONE". PENSO CHE I PAZIENTI DOVRANNO ESSERE SOTTOPOSTI AD ESERCIZI COSTANTI E MIRATI PER RIPRISTINARE LA CORTECCIA VISIVA CHE IN ALCUNI CASI E' DIVENTATA PIGRA ,POI ESISTONO CASI PIU' COMPLESSI DI GENTE CHE SONO CECHI DALLA NASCITA ,IN CUI IL CEVELLO NON HA POTUTO MAI VEDERE E FARE SINAPSI.PERO' PARE CHE AL CNR DI PISA ABBIANO FATTO DEGLI ESPERIMENTI CON PAZIENTI CECHI ALLA NASCITA MA CHE SANNO USARE BENISSIMO IL TATTO E SANNO SFRUTTARE AL MASSIMO GLI ALTRI ORGANI DI SENSO ED HANNO VISTO CHE IL TRATTO DI CORTECCIA CEREBRALE DEPUTATA ALLA VISIONE E' ATTIVO E SI ATTIVA CON IL TATTO. CHI HA BAMBINI CECHI DALLA NASCITA DEVE SUBITO INDIRIZZARLI IN CENTRI CHE LI AIUTINO AD INTERPRETARE IL MONDO CON IL TATTO E GLI ALTRI ORGANI DI SENSO,OLTRE A DIVENTARE AUTONOMI TENGONO IN FUNZIONE LA PARTE DI CERVELLO DEPUTATA ALLA VISIONE.
RispondiEliminaHai portato un bell'esempio maddy.
RispondiEliminaI pazienti che sono ciechi dalla nascita mostrano attività neuronale nelle zone della corteccia striata, deputata normalmente alla visione, quando "guardano" gli oggetti utilizzando il tatto.
Questo perché appunto il cervello è plastico, come si dice. Ovvero, sa riadattarsi al mutare delle condizioni in cui si trova ad operare.
Inoltre, più il cervello è giovane, più questa plasticità è pronuciata.
Nei pazienti ciechi dalla nascita, i neuroni visivi che si trovano sin dalla loro formazione a lovorare senza gli stimoli che normalmente provengono dalla retina, si riadattano e cercano di espletare la loro funzione adoperando un'altra via di senso. In questo caso il tatto. E' come se cercassero di vedere con le mani, che è poi quello che normalmente riportano questi soggetti come sensazione.
QUESTE INFORMAZIONI SONO PREZIOSE.
RispondiEliminaSARANNO MOLTI A SMETTERE DI PENSARE DI ESSERE MATTI. IL SENSO DI INSICUREZZA E INADEGUATEZZA CHE PERVADE UNA PERSONA MALATA CHE, COME LEGGIAMO E' COSTRETTA A CONVIVERE CON QUESTI PROBLEMI E NON SENTIRSI " COMPRESA " NEL PROPRIO AMBIENTE, LA RENDE GIORNO DOPO GIORNO SEMPRE PIU' DEBOLE.
PER LA SERIE DOPO IL DANNO ANCHE LA BEFFA .
GRAZIE.