Mi sono state chieste delucidazioni sull’importanza degli Omega 3 in pazienti con Diabete di Tipo 2. E’ necessario fare un buon cappello prima, però.
Posso innanzitutto dire che per tutti i tipi di Diabete è fondamentale che con la dieta, o con l’integrazione, sia garantito un adeguato apporto di Omega 3. E’ una costante nelle patologie che hanno come caratteristica base il binomio DEGENERAZIONE+INFIAMMAZIONE.
Il Diabete rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare, perciò viene abbastanza lineare ripensare ai benefici che questi nutrienti possono portare alla prevenzione delle patologie cardiovascolari e nel contrastare i processi di invecchiamento precoce e degenerazione del tessuto vascolare. Come detto però nel precedente post, è fondamentale che l’integrazione di Omega 3 in questi pazienti sia fatta ponendo una grandissima attenzione al fattore stress radicalico. Come dicevo il cardiopatico, come anche il diabetico, è un soggetto che ha una produzione di radicali superiore a quella di un soggetto sano: se gli omega 3 non arrivano da un’alimentazione varia e ricca, ma sono forniti con integratori ad alto dosaggio (che a volte sono vere e proprie specialità medicinali mutuabili) occorre fare davvero attenzione. Dicevo, appunto, che se gli acidi polinsaturi della serie omega 3 vengono coliti dai radicali possono generare delle sostanze potenzialmente pericolose per l’organismo, per cui va fatto in modo di avere l’esercito di antiossidanti del nostro corpo bello arzillo e allenato. Se si mangia molta frutta di stagione e verdura, in genere non è necessario prendere antiossidanti a base di Vitamina E, A e C per evitare i problemi appena detti; se invece la dieta non è riccamente variata, allora è bene vedere di scegliere col medico una formulazione di omega 3 già adeguatamente arricchita con le vitamine antiossidanti, oppure farsi prescrivere un buon cocktail di protezione.
Ma torniamo al Diabete di Tipo 2.
E’ un tipo di diabete caratterizzato da una risposta ridotta delle cellule all’azione dell’Insulina. In altre parole, dopo che il glucosio entra in circolo il pancreas rilascia l’insulina per far attivare le cellule in modo che prelevino il glucosio dal sangue e lo usino al loro interno. In questa patologia le cellule non ne vogliono sapere di rispondere all’insulina e, col passare del pempo, diventano del tutto insensibili a questa.
I problemi che si pongono sono a questo punto di vari ordini:
- Restando alta la glicemia il pancreas viene strizzato e spremuto a dovere, perché l’organismo crede che sia lui a non funzionare come dovrebbe. Questo stress inizialmente riesce a compensare la ridotta risposta delle cellule, ma col tempo mette K.O il pancreas.
- I livelli di glicemia sono sopra le righe, anche se non così alti da manifestare i sintomi di un diabetico. Pertanto il logorio ha luogo su lunga scala, causando giorno dopo giorno piccolissimi danni che si sommano, fintanto che non si ha la manifestazione di qualche sintomo secondario, a cui segue la diagnosi.
- L’insulina è un ormone che ha numerosissimi effetti fisiologici, oltre a quello di essere ipoglicemizzante: in particolare, stimola la sintesi di acidi grassi. Principalmente a livello del fegato, stimola la produzione di Acido Palmitico, ben noto acido grasso saturo. Si tratta proprio di quel grasso che si accumula nei fianchi, nelle viscere e che ci fa aumentare di peso quando ci diamo di forchetta. Tutto questo ha un senso! Pensateci: quando ad esempio mangiamo molto, nelle festività o anche dopo un lungo digiuno1, l’aumento di zuccheri nel sangue è un segnale recepito come ABBONDANZA. Visto che noi siamo un po’ come le formiche, e non come le cicale, in caso di abbondanza l’imperativo è metter da parte per i periodi di magra. Ecco perché l’insulina stimola la sintesi di grasso: quando gli zuccheri assunti con la dieta sono tanti e in massa (carboidrati = glucosio) si fa la riserva. Tornando al Diabete di Tipo 2, tutto questo avviene anche mangiando normalmente perché di insulina ne viene prodotta in quantità e la glicemia è sempre altina: anche per questa ragione, quindi, si capisce come mai spesso i pazienti affetti da questa malattia siano in forte sovrappeso o siano addirittura obesi.
Il risultato?
Si sballano un po’ tutti gli equilibri, ma soprattutto ci sono danni a carico dei piccoli vasi sanguigni e ci sono disequilibri nel rapporto tra trigliceridi, LDL e HDL, che espongono questi soggetti a maggior rischio cardiovascolare e a Retinopatia Diabetica.
In particolare per la forma non proliferativa della retinopatia diabetica, gli omega 3 possono essere un valido aiuto: questa manifestazione patologica è causata da un deterioramento delle pareti dei vasi sanguigni che costituiscono il microcircolo retinico. Si ha perdita di resistenza, aumento di permeabilità vasale (che causa edema retinico) e formazione di microaneurismi, cioè compaiono micro fessurazioni dei vasi che portano a sanguinamento (emorragie retiniche).
La perdita di efficienza della circolazione ematica nella retina può causare anche ischemia retinica: se i vasi capillari ricevono poco sangue a causa delle perdite sopra dette, questi possono collassare e occludersi. Questo ultimo evento può, infine, dare il via alla fase proliferativa della patologia: l’organismo si accorge che alcune aree della retina non sono più irrorate a dovere e attiva meccanismi per ovviare al problema, stimolando la neoangiogenesi o attivando circuiti vascolari rimasti silenti fino a quel momento. E, come altre volte accade, la risposta del nostro organismo causa a sua volta una nuova patologia.
Gli Omega 3 possono quindi essere utili nel tentativo di preservare l’integrità vascolare di questi pazienti, oltre che nel prevenire le patologie cardiache di cui sopra. Non da meno, di sicuro si attiveranno processi infiammatori nel tessuto retinico che possono essere modulati sempre da questa integrazione, a tutto beneficio dei fotorecettori, che di EPA e DHA son sempre affamati.
Ci sono tantissimi preparati in commercio, molto ben formulati e validissimi a questo scopo. Chi ne fosse interessato mi posti un messaggio personale e sarò lieto di dare una rosa di formulazioni da sottoporre al proprio medico curante. In quanto farmacista posso dare dei suggerimenti, ma l’ultima parola è bene che spetti sempre al proprio medico: lui conosce la vostra condizione e stato di salute, allergie e intolleranze incluse. Il fai da te non è mai una bella roba, perché nel tentativo di star meglio si fa sempre in fretta a peggiorare e, purtroppo, anche gli integratori sarebbero da considerare non come alimenti ma come farmaci a tutti gli effetti.
Chi invece volesse tentare l’approccio naturale, dovrà cercare di agire sulla varietà e qualità della propria alimentazione. A breve ho intenzione di scrivere su questo.
Concludendo, come si capisce, anche in questo caso la cosa più importante è la prevenzione e la diagnosi precoce del diabete.
Un pochino di dente avvelenato…
Io mi sono scontrato spesso con medici (di base e non) su questo argomento: se tutte le persone venissero sottoposte ogni 5 anni al test della Curva da carico di glucosio si potrebbero scoprire anomalie, come insulino-resistenza e diabeti silenti, con un anticipo di anni o decenni. Scoprire una predisposizione a sviluppare un diabete di tipo 2 mi potrebbe permettere di attuare un’igiene alimentare e comportamentale tale da minimizzare il rischio dei danni che invece si manifestano quando questa malattia logora il mio organismo nell’arco di decenni. Molti la pongono sotto il punto di vista economico…ma non ci sono storie. Se io Stato spendo denari per attuare una prevenzione in questo ambito, anche solo con i pazienti di Tipo 2 quanto risparmierò in termini di terapie croniche, patologie correlate da curare, visite e ospedalizzazioni? Una curva di carico non costa più di 500€, mentre una vita di terapie che prezzo ha? E se considerassimo anche il valore della qualità di vita?
Il fatto è che io Stato, dato che spesso sono costituito da ingranaggi unti dall’industria farmaceutica, son ben lieto di creare un esercito di persone sotto terapie costose, su cui faccio fare la cresta a tante belle ruote dentate che fanno parte del meccanismo.
E’ abbastanza chiaro che il mondo oggi non vuole più debellare le malattie, ma bensì è interessato a trovare terapie croniche ben tollerate… in modo da avere rendite perenni in denaro, sulla pelle di altri.
Ma, questa, è un’altra storia.
NOTA1: QUESTA È LA STESSA RAGIONE PERCUI NELLE DIETE DIMAGRANTI NON BISOGNA MAI SALTARE UN PASTO, MA SOLO RIDURRE LA QUANTITÀ DI CIBO INGERITO. SALTANDO UN PASTO IL LUNGO DIGIUNO COMPORTA UN RILASCIO MAGGIORE DI INSULINA AL PASTO SUCCESSIVO. LA LOGICA DEL METABOLISMO È “QUI BUTTA MALE, TRASFORMO STI ZUCCHERI IN GRASSO PERCHÉ NON SO QUANDO MANGERÒ DI NUOVO!”. E COSÌ, COME DICONO A NAPOLI, SI FINISCE CORNUTI E MAZZIATI!
mi piace molto la puntualizzazione sulla prevenzione,credo che in molti ambiti con semplici regole e con uno scadenziario di analisi semplici rutinanti si potrebbero evitare situazioni difficili,che richiedono stress e grossi costi.Penso che nel mondo ,ma in particolar modo in Italia si dovrebbe spingere per ottenere"la cultura della prevenzione".La prevenzione che si attua con il pap test salva molte giovani donne dal cancro al collo dell'utero.La prevenzione dovrebbe essere la medicina del futuro.I giovani dovrebbero pensarci ,dovrebbe essereci una nuova professione quella dell'esperto in prevenzione.
RispondiEliminaMio marito soffre di retinopatia diabetica trattata con laser,quale Omega 3mi consiglia,lui prende già le compresse Angioplus ofta
RispondiEliminaCiao. Premesso che non essendo un medico e non conoscendo il caso specifico non posso assolutamente fare una prescrizione, come farmacista posso senz'altro indirizzarti verso una formulazione che contenga omega 3 di origine vegetale (olio alzale) o olio di krill. Esempi sono il mega red oppure epa e dia di Longlife, ma ce ne sono tanti altri.
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