PERCHÈ, PRIMA O POI, UNA CURA LA TROVANO... MA NEL FRATTEMPO DIAMOCI UNA MANO PER NON PERDERCI NELLA NOTTE

lunedì 7 maggio 2012

Quinta Tappa: Arezzo -Sansepolcro

Risveglio asciutto, ma grigio pesto!
Io sono particolarmente sfiduciato, ma il Padre di Elena mi sprona e alla fine mi convinco: proviamo insieme a pedalare fino a Chiavaretto, per portarci in zona Osteria di Nonna Lola. Ieri mentre eravamo in perlustrazione abbiamo conosciuto il proprietario di questo esercizio, che ci ha fornito utili dritte e gustose leccornie, tipo un pecorino fresco a latte crudo. Ci avviamo dal quartiere Gli Archi, come suggerito da Eliseo e, ai piedi dell'acquedotto romano, inforchiamo le bici e sfidiamo il tempo.



Sembra che la sorte ci sorrida, perche divoriamo subito 15 km, pedalando tra l'altro al fresco ma all'asciutto.
Decidiamo di proseguire per tentare il colpaccio: raggiungere Anghiari.
Che fortuna avere un supporto: dovesse attaccare a piovere avrei un riparo e un mezzo di emergenza pronto.
La salita pero' non scherza niente. Ho il cuore che mi martella nei timpani e la bocca asciutta. Da quanto ricordo di aver visto sulla carta, le curve isometriche indicano che la salita darà tregua solo al Castello di Montauto, ancora distante. Ad un tratto son proprio stanco e scendo, borbottando contro le mie gambe, per finire gli ultimi due o trecento metri di salita a spinta.
Arriva la sognata discesa e mi rinfranco dalla fatica. La classe non è acqua e, infatti, vedo il mio compagno di pedali incedere con tranquillità, mentre io ho l'espressione di chi ha appena scalato una vetta da tre mila metri...
Il bel gioco dura poco e, arrivati nei pressi di Tavernelle ecco di nuovo uno strappo, con pendenza pure maggiore. Devo essere onesto: ad Anghiari ci sono arrivato pedalando, ma in sella ci ero rimontato solo poco prima, perché la salita mi aveva avuto.



Il borgo di Anghiari è bellissimo, ma ancora più bella è la discesa che porta fino a Sansepolcro, per cui, visto che oramai abbiamo fatto trenta, decidiamo di finire l'opera. Nel primo pomeriggio sono arrivato dove non credevo, portando ancora una volta avanti di un bel po' la mia posizione. Con lo stop di ieri e le tre supertappe ciclate ora sono a Sansepolcro, e se anche di nuovo la pioggia è tornata a raffreddare l'aria non mi preoccupo, perché sono a poco piu' di una tappa dal confine Emiliano Romagnolo.


Solo una nota di malinconia per aver dovuto salutare Elena, vela questa giornata. La fatica più grande che sto facendo è proprio il dover sopportare questa lontananza...


--------------------


Qualche considerazione.
Oggi per la prima volta sono rimasto solo... Solo in compagnia della Stargardt, che per la prima volta dalla partenza mi ha messo in difficoltà.
Avevo in mano l'indirizzo del B&B da raggiungere e ho chiesto info a un passante. Un paio di indicazioni e mi avvio. La seconda traversa dopo via Mazzini e poi ci sono. Devo aver sbagliato qualcosa, perché gira e rigira io via Mazzini non la trovo. I nomi delle strade son poi scritti in alto su lastre di pietra e sono in bassorilievo. Bello, per carità, ma a che diavolo serve metterle a 5 metri di altezza? Insomma, mi prende un po' di agitazione perché non trovo la direzione e, con l'ansia incombente, inizia anche un po' la confusione. Mi guardo intorno e sembra che la gente abbia brutte facce e che mi guardi male. Chiedo ad un passante ma è francese e non capisce un verza di quel che gli chiedo. Brutti scherzi fa la paura... Mi fermo un attimo, prendo fiato e mi guardo intorno. Non mi sono mai perso a Bologna, vuoi che mi devo perdere a Sansepolcro?! Anche no, direi.
Tornato razionale, mi sfilo lo zaino ed estraggo il tablet che grazie a Luca e Silvia ho avuto in prestito. Apro l'applicazione col navigatore gps, centro la mia posizione ed inserisco la destinazione. Con un sospirone di sollievo mi incammino verso la mia meta, che per altro era a poche centinaia di metri.
Questi gingilli tecnologici, ancora troppo cari e quindi di difficile diffusione, anche per chi magari non può lavorare molto a causa del deficit visivo, possono essere strumenti utilissimi per la vita quotodiana di ogni ipovedente. Sottolineo questo proprio alla luce di una recente vergognosa vicenda che vedeva un personaggio famoso della tv pubblica fare affermazionin davvero infelici in merito agli ipovedenti e ai tablets.
Io fino ad oggi non ho quasi percepito il mio deficit visivo perche, al mio fianco, ho sempre avuto qualcuno che leggeva i cartelli per me. Eccetto alcuni casi in cui ho fotografato i cartelli escursionistici col tablet, per poter poi vedere nei dettagli i sentieri, in genere i miei accompagnatori si sono sempre prodigati nel leggere ed interpretare le indicazioni per me. Mio Padre, per esempio, mi ha letto le notizie riportate nei tabelloni del Sentiero dei Briganti, posti a volte oltre un fosso e, pertanto, irraggiungibili a distanza utile per uno come me. E la legge italiana, assieme ai benpensanti, dice che noi non abbiamo diritto all'accompagnamento.

5 commenti:

  1. Ad Anghiari c'è stata secoli fa una famosa battaglia che ha ispirato due grandi artisti come Leonardo e Paolo Uccello....oggi ci ricorderemo di un'altra battaglia, la tua battaglia con te stesso, con le tue energie, con i tuoi limiti e con una salita....direi che la vittoria l'hai portata a casa con gli interessi!
    Sereno Dona che se continui con questo ritmo l'Elena la rivedi presto! Un abbraccio come sempre

    RispondiElimina
  2. Vecchio tieni botta!
    Vedila anche così, se vuoi... dopotutto, passato domani, è tutta discesa!
    Sia da un punto di vista orografico che anche di countdown.
    Come sai noi siamo li. Su quelle salite.
    E se hai bisogno di un qualche appiglio informatico-logistico, mi raccomando, non tardare a farti vivo!

    RispondiElimina
  3. Ragazuli!!!!! Grazie, ha detto!!!! Sono iniezioni di coraggio e forza le vostre parole!!!!!

    RispondiElimina
  4. ciao,Sono curiosa,ma tuo padre e il padre di Elena sono super allenati nel fare certi percorsi?In una notte si recupera sull'acido latico dei muscoli?Che esperienza una sfida!Ma la bici è speciale per certi percorsi?
    Ti siamo vicini e grazie. Maddalena

    RispondiElimina
  5. Ciao Maddy. Ti rispondo subito dicendoti che credo che la resistenza dei miei vompagni di viaggio e' riconducibile ad una tempra che le persone piu giovani spesso non hanno. Io ho fatto ginnastica per prepararmi al giro, correndo e pedalando, mentre loro quei km nelle gambe li avevano gia di natura! considera poi che, cercando di evitare sforzi massivi e bruschi, e valutando con attenzione la durata delle tappe, il rischio di acidosi lattica e' minimo. Ad oggi l'unico vero postumo importante che posso citare e' il dolore al coccige dopo i 68km di sabato in bici. Anche l'alimentazione aiuta molto, sia prima che a fine tappa. In merito alle bici, ovviamente volendo investire qualche soldo una buona bici da trekking performante puo' aiutare, senza dubbio, ma non c'e' bisogno di bici da mille euro per questo tipo di pedalate. Basta che siano scorrevoli, con un buon cambio e che siano affidabili.
    Per il cammino invece la differenza la fa parecchio la calzatura. Ormai e' una settimana che viaggio e non ho MAI avuto una vescica. Stesso discorso per lo zaino. Io ho optato per uno zaino lombare, che lascia libera la porzione dorsale e carica tutto il peso solo sul bacino. Non sudando la schiena e non affaticando le spalle si limitano i pericoli di ghiacciate e nevralgie.

    RispondiElimina

Translate