Il regionale
che collega Faenza a Firenze mi pare lento come una lumaca. E' tanta la fregola
di arrivare, e ogni secondo mi pesa come un macigno. Per fortuna non ci sono
intoppi e il mio arrivo a San Piero a Sieve è puntuale, come da tabella. Sono
le 8:46 e mi incammino verso l’albergo dove la truppa mi attende per la
partenza. Attraverso il paese e qualche sorriso mi anticipa che la nostra
presenza è cosa nota ai "sanpierini". Ne sono contento ed onorato.
"Hi
guys!" tuono io dall'alto dello stradello che sbuca nella piazzetta dove
c'è l'albergo. Sono felice di essere di nuovo nelle fila della compagnia, ci
restano due tappe all'arrivo, e percepisco già nei loro volti la soddisfazione
di essere ampiamente oltre il punto di non ritorno. Ci sarà ancora da camminare,
ma il grosso è alle spalle e ne sono tutti consapevoli.
Il Mugiallo
ci saluta e con Fabrizio e Andrea in testa ci addentriamo per un sentiero che
taglia attraverso boschi di quercia, e che piega verso sud. Lasciamo alle
spalle il paese e con un ripido strappo ci portiamo in quota, camminando per
quasi tutta la mattina a mezza costa. Il profumo delle ginestre in fiore regna
anche in questa parte di Appennino, e mi riscopro quasi stupito nell'annusarlo
ancora una volta. Ci sono rovi e fronde nel sentiero. Le abbondanti piogge
primaverili hanno fatto esplodere la vegetazione che, oltre al sottobosco, sta
conquistando anche zone che non gli competono. Mi porto davanti a Maaike,
voglio pulirle la via. A colpi di bastone abbatto i tralci spinosi che spesso
ci si parano davanti, e mi accorgo che in questo modo il passo del nostro
gruppetto riprende ad essere sostenuto. Chiedo alla mia nuova amica olandese
qualcosa di lei. Ho letto sul suo sito di tante imprese sportive, e lei mi
conferma di essere un'appassionata di tantissime attività. Le avevano anche
chiesto di partecipare alle olimpiadi ma, almeno per la precedente edizione,
aveva deciso di non accettare perchè aveva altri impegni e non voleva
rinunciarci. Gli allenamenti olimpionici non consentono altre distrazioni, e
neppure per le amicizie resta sufficiente spazio per cui mi confida che se ne
riparlerà probabilmente alla prossima occasione. Per gli europei di sci,
invece, inizierà ad allenarsi a fine estate. E' una ragazza davvero super
impegnata, ed è un vero piacere sentire con quale entusiasmo parla della sua
vita. Infermiera professionista, ora si sta dedicando al massaggio sportivo. Si
è diplomata come fisioterapista e lavora a Den Bosch, città che porta il nome
del celebre pittore Hieronymus Bosch, che giusto il giorno prima di conoscere
Maaike ho scoperto per caso ascoltando la radio. E' stata una vera sorpresa sapere
che lei viene proprio da li: poco da fare, in questa avventura il caso si sta
divertendo tantissimo con noi.
Con
inaspettata rapidità si fa ora di pranzo. Ci fermiamo nei pressi di un convento
abbandonato, e alla prima radura ci sistemiamo per consumare i nostri panini.
La scelta però non è delle più azzeccate: il prato su cui ci rilassiamo deve
essere stato oggetto di visita da parte di un gruppo di ungulati, che
involontariamente ha lasciato una pericolosa traccia del proprio
passaggio. Mentre mangiavo il mio
panino, Maaike mi chiama e mi chiede "che diavolo mi sta camminando sul
braccio?". Io mi avvicino e vedo che una minuscola zecca, allo stato di
pupa, sta facendo free climbing abusivo sul suo avambraccio, in cerca di una
bella venuzza da infilzare. La prendo e la schiaccio,ma di li a poco anche su
altri camminatori vengono scoperti altri maledetti succhia sangue. Con attenzione
le rimuoviamo tutte, e ci togliamo rapidamente da quel covo di zecche nascoste
all'ombra di cipressi secolari. Già che siamo tutti di nuovo in piedi, ne
approfittiamo per riprendere la marcia: il Monte Senario ci attende con il suo
santuario e con Elisabetta, Patrizia, Sara e Barbara, arrivate per
ricongiungersi alla compagnia per la tappa conclusiva di domani.
Eccezion
fatta per una marea di fango incontrata nel tratto finale, la tappa si chiude
rapida e tranquilla.
Arriviamo presto in vetta al Monte Senario e abbiamo tempo per goderci la splendida vista su Sesto Fiorentino che da qui si apprezza.
Si avvicina a me Bernard, con la sua fida coppola irish-style indossata, come di consueto, a fine tappa. Ha una bottiglia di whisky irlandese in mano, alla quale svita il tappo che subito riempie con un po' di distillato ambrato.
Poi me lo porge e mi dice "in Irlanda è consuetudine, una volta raggiunto il punto più alto di una escursione, compiere questo piccolo rito con il nostro liquore più tipico". Ha un tono solenne e io ascolto come fossi al cospetto del mio mentore. "Devi prima dare un po' di whisky alla terra su cui sei ora, e dopo un sorso tocca anche a te".
Arriviamo presto in vetta al Monte Senario e abbiamo tempo per goderci la splendida vista su Sesto Fiorentino che da qui si apprezza.
Berny sul trattore dei monaci |
Si avvicina a me Bernard, con la sua fida coppola irish-style indossata, come di consueto, a fine tappa. Ha una bottiglia di whisky irlandese in mano, alla quale svita il tappo che subito riempie con un po' di distillato ambrato.
Poi me lo porge e mi dice "in Irlanda è consuetudine, una volta raggiunto il punto più alto di una escursione, compiere questo piccolo rito con il nostro liquore più tipico". Ha un tono solenne e io ascolto come fossi al cospetto del mio mentore. "Devi prima dare un po' di whisky alla terra su cui sei ora, e dopo un sorso tocca anche a te".
Non nego che
mi sento onorato e al contempo emozionato, e come da istruzioni verso il primo
tappo di whisky a terra, pensando in quell'istante a quanta gratitudine nutro
nei confronti di questa natura che ci sta ospitando così benevola.
Siamo però
alla penultima tappa, e Bernard decide di far compiere questo rito a tutti i
partecipanti. Ha un'altra bottiglia di whisky nello zaino, e non vuole portare
peso a casa. Inutile dire che tutti i camminatori accolgono con grande
entusiasmo questa notizia. Può sembrare strano, ma uno o due sorsetti di
distillato irlandese a fine tappa riescono ad allentare la tensione e la fatica
accumulata, senza però dare alla testa.
Per la
consueta bevuta di fine giornata, però, dobbiamo attendere ancora un po'. C'è
una piccola sorpresa in serbo per uno dei nostri angeli custodi. Oggi è il
compleanno di Marinella, e le ragazze del CAI hanno preparato un piccolo
banchetto per festeggiare insieme, ai piedi del Santuario di Monte Senario.
Con gioia vengono stappate le bottiglie con cui tutti brindiamo insieme, mangiando le deliziose focacce, pizze e gli strepitosi zuccherelli preparati da Elisabetta, Patrizia, Sara e Barbara. Kristinn si avvicina e mi dice "questo è il vero spirito del vostro popolo". Mi commuovo quasi, ma ha ragione da vendere…peccato che per noi pare sia scontata tanta bellezza!
Con gioia vengono stappate le bottiglie con cui tutti brindiamo insieme, mangiando le deliziose focacce, pizze e gli strepitosi zuccherelli preparati da Elisabetta, Patrizia, Sara e Barbara. Kristinn si avvicina e mi dice "questo è il vero spirito del vostro popolo". Mi commuovo quasi, ma ha ragione da vendere…peccato che per noi pare sia scontata tanta bellezza!
Finiti i
festeggiamenti ripieghiamo per il punto sosta per questa giornata di cammino.
Non spenderò altre parole in merito perchè la bellezza di questa bellissima
giornata ha rischiato di essere parzialmente oscurata dall'accoglienza
terribile che ci è stata accordata nell'hotel che ci ha ospitato questa sera.
Neppure il nome voglio riportare, perchè non merita davvero nemmeno una parola
di più.
Dico solo, a
chi legge queste righe, di evitare assolutamente come penultima tappa
Bivigliano. Allungatevi fino all'Olmo, frazione in cui sorge una struttura
ricettiva che merita davvero tanto. Sono solo tre km in più, ma potrebbe far la
differenza tra la mediocrità e l'eccellenza.
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