PERCHÈ, PRIMA O POI, UNA CURA LA TROVANO... MA NEL FRATTEMPO DIAMOCI UNA MANO PER NON PERDERCI NELLA NOTTE

sabato 2 luglio 2016

"Anche agli Dei piace Giallo" - Lunedì 23 Maggio - 3a Tappa



Anche stamattina il sole è già desto, pronto  a salutare questa nuova giornata di cammino. Ma non è proprio convinto di voler splendere, e infatti qualche nuvola in lontananza fa intuire che forse le previsioni meteo non hanno visto sbagliato. Si attendono pioggia e schiarite, ma la tappa di oggi non è particolarmente difficile, sebbene richiederà attenzione visto che per buona parte si snoderà su viabilità ordinaria. 


La sveglia suona alle 7:00. Un po' alla volta usciamo tutti dal torpore notturno. Io ho fatto una gran dormita, ma a qualcuno è andata fatta piuttosto scomoda. 

Ieri sera avevo visto un'ombra salire e ridiscendere un paio di volte dalla camerata, in cui eravamo quasi tutti sistemati. Non avevo ben capito di chi si trattasse, tra il buio e lo stordimento del dormiveglia. Solo adesso ho saputo che stanotte, venendo a dormire, Amador si era  infilato nel materassino su cui aveva sistemato le sue cose un altro ospite del B&B che, nel momento in cui aveva deciso di andare a letto, aveva scoperto che il suo posto era occupato da uno spagnolo abusivo. Fortunatamente è stato così gentile da non piantare questioni, ripiegando sul comodo divano che si trova in sala da pranzo. Inutile dire che Amador verrà preso in giro a vita per questo episodio.


Francesca ha preparato una bellissima tavola imbandita per colazione, e oggi me la gusto con tranquillità anche io, visto che non devo cucinare. Ce la possiamo prendere con un po' di calma stamattina, il tratto da percorrere nella prima parte della tappa è piuttosto breve. Tempo permettendo vogliamo salire sulla cima di Monte Adone, per poi ridiscendere verso l'omonima Trattoria che ci ospiterà per pranzo.






Ci avviamo a pancia piena verso le 9:30. Procediamo sul falso piano di una comoda strada sterrata, e così mi avvicino a Timo per fare quattro chiacchiere. 



Sono molto curioso del suo lavoro, perchè mi ha accennato ieri dell'impegno in prima persona nel supporto ai pazienti con disabilità visive. Mi racconta, infatti, del centro presso cui presta servizio ad Helsinki: una struttura dedicata agli ipovedenti e alle loro famiglie, dove si fornisce supporto tecnico, psicologico e burocratico. Si insegna come affrontare la vita da paziente e da genitore  di un paziente, e dai discorsi di Timo intuisco che, come accade tante volte anche da noi, è proprio sui parenti che ci si deve concentrare nel sostegno alla disabilità visiva. Spesso sono le proiezioni dei propri desideri ed aspettative ad essere feriti, quando si scopre che il proprio figlio ha una malattia degenerativa che potrà, un giorno, togliere o far peggiorare la vista di chi così tanto si ama. Ed è questo il più grande limite alla serenità del malato stesso. E' immensamente più semplice accettare la propria condizione di ipovedente o di cieco, piuttosto che farla accettare a chi si ha vicino. Non c'è nulla di incomprensibile, in questo. Si desidera il meglio per chi si ama, ma non necessariamente quello che noi pensiamo sia il meglio può rappresentare la ricetta per la felicità dei nostri figli. Nella vita esiste solo una grande cosa, davvero preziosa e imprescindibile: essere in grado di affrontare qualsiasi avversità, con ottimismo, fiducia e sicurezza. E qui viene il grande ruolo dei genitori: essere capaci di fornire ai propri pargoli questi strumenti, affinchè possano essere in grado di gioire della propria esistenza, nonostante tutto e tutti. La vita ci piazza innumerevoli imprevisti lungo il nostro cammino, proprio come la natura piazza sassi, fango e salite lungo il sentiero di un escursionista. Il bello di camminare sta proprio nella scoperta che il percorso comporta, ma inevitabilmente gli ostacoli arrivano a bussare al piede di chi non rinuncia alla marcia. E quando si supera un ostacolo, è con orgoglio e sicurezza nelle proprie forze che si procede lungo l'immensa via che la vita rappresenta. 



In breve raggiungiamo l'oasi di recupero della fauna selvatica, ma le belve evidentemente stanno dormendo perchè non si sente un verso provenire dalle gabbie, in cui sono ricoverate. 
Poco male, decidiamo di procedere in direzione Monte Adone. Arriviamo dopo poche curve al sentiero da cui parte la salita alla cima del contrafforte pliocenico, che si staglia alto e solitario in questa valle. Uno strappo ripido ma affrontabile, se non fosse che le nuvole iniziano ad addensarsi cupe e grigie a ovest. Si alza un vento umido e caldo, il che fa presagire pioggia a breve, ma decidiamo ugualmente di proseguire. Il gruppo in questi casi è sempre compatto nelle decisioni da prendere, e contrariamente ad ogni aspettativa l'opzione che viene puntualmente scelta è, manco a dirlo, quella meno semplice. Pioggia o non pioggia, la compagnia vuole prendere la cima di Monte Adone, da cui si può ammirare un panorama unico. 





Superiamo i primi tornanti e, come temuto, iniziano a cadere le prime gocce. Sono timide e sparute, per cui non ci preoccupiamo. Ma via via che si sale il vento inizia a soffiare teso e sempre più fresco, e in breve veniamo sorpresi da uno scroscio di pioggia piuttosto intenso. Nessuno se ne cura troppo, anzi, c'è chi accoglie la pioggia con un respiro di sollievo. I Kristie's sorridono dicendo "finalmente, un po' di refrigerio". W l'Islanda!!! Indossati i rain cover e i k-way procediamo lungo il sentiero, sempre più ripido e insidioso, visto che le rocce bagnate sono diventate piuttosto scivolose. Nessuno fa una piega. Jessica procede spedita seguendo chi la precede: sulla scia del suono di un piccolo campanello, attaccato allo zaino di Bernard, si orienta sicura lungo i solchi stretti scavati dalle millenarie piogge, che hanno plasmato tutto il profilo della montagna. Ha una tecnica perfetta nello scarpinare, affidando la sua sicurezza ai due bastoncini da trekking e ai suoi sensi. E' con un immensa emozione che la vedo camminare quasi sempre in linea con la testa del gruppo. E, a onor del vero, è una delle poche persone del gruppo che non vuole mai rinunciare neppure a un solo etto di peso nello zaino.  A più riprese io e Dario abbiamo chiesto e chiediamo ai camminatori se voglio lasciare in auto qualcosa di inutile, che hanno in spalla; io per primo oggi ho scelto di lasciare il mio sacco a pelo nella macchina di Marco S., per timore di bagnarlo con la pioggia. Ma Jessica no, non molla neppure un grammo ne consente a nessuno di portare un po' il suo zaino, un basto che pare più una condanna che un bagaglio. Senza esagerare, lei da che è partita da Berlino si sta portando in groppa circa 16 kg di materiale. E' esile di corporatura, ma ha un cuore da carro armato, tant'è che l'ho amichevolmente ribattezzata Jessica "Kampfpanzer"!



Io, Nic e Alberto decidiamo che per i nostri gusti sta piovendo troppo e ci fermiamo al pianoro che si trova circa 30 metri sotto la  vetta. 

Non vogliamo ne inzupparci troppo, ne rischiare una inutile scivolata: bisogna arrivare a Firenze, interi possibilmente!
Gli altri proseguono e guadagnano la cima. Zuppi, infreddoliti, ma col cuore che trabocca di gioia!


Io e i miei due compari prendiamo la via del ritorno, incoraggiati da uno sprazzo di luce che squarcia per un istante la coltre plumbea. 
Anche la pioggia pare si voglia chetare un po', per cui pieghiamo in discesa. Ovviamente, non appena muoviamo i primi passi, tornano il buio cupo e l'acqua, che riprende a cadere con maggiore intensità. "Ma chissene..." penso io, "tanto tra poco siamo giù alla trattoria e ci riscalderemo a dovere. Per pranzo siamo infatti ospiti di Michele e Maurizio, dell'AnticaTrattoria di Monte Adone. Ci offrono ospitalità, e ne siamo ancora più felici vista la piega meteorologica che ha preso la mattinata. 
Alle 11:30 circa giungiamo al parcheggio del ristorante, accolti da tanti palloncini che Stefano, un mio carissimo amico che vive qui vicino, ha sistemato insieme a Vincenzo, il cuoco della Trattoria che ancora non ho avuto il piacere di conoscere, ma con cui mi sono interfacciato per organizzare quella che sarà, in assoluto, la più gustosa e gradita sosta pranzo dell'intera avventura.



Io con Stefano, Vincenzo e Dario


Quando la "truppa in giallo" varca la soglia del ristorante, vedo accendersi la curiosità negli occhi dei presenti. Siamo un gruppo davvero eterogeneo, con persone dai tratti somatici e lineamenti che, da queste parti, non si vedono così spesso. I due fratelli, proprietari del posto, ci hanno preparato  una bellissima tavolata che non attende altro che le nostre nobili terga. Ci accomodiamo nella veranda, così da poterci liberare degli zaini e degli indumenti, inumiditi dalla pioggia. Maaike è piuttosto bagnata, è decide di cambiarsi al caldo della sala in cui pranzeremo. Siamo in montagna, e da queste parti rappresenta un privilegio piuttosto raro vedere una bellezza olandese  in intimo, specie se tutta questa bionda femminilità viene servita inaspettatamente per pranzo. Sorrido insieme a Dario e alle altre guide,  mentre guardiamo divertiti le facce delle persone sedute ai tavoli. Per qualche istante in parecchi trattengono letteralmente il respiro, seguendo a bocca aperta questa cascata di capelli biondi arrivata direttamente dai Paesi Bassi.

Ci accomodiamo. Di lì a poco arrivano i piatti, e inizia il banchetto. 

Lasagna e ravioli con sugo di verdure sono il gustoso bis che da inizio alle danze. 
Segue un delizioso arrosto di maiale con patate al forno di contorno. Il tutto innaffiato da un gradevolissimo sangiovese della casa, rustico e abboccato quanto basta per far si che inizi a scorrere anche troppo bene nelle nostre "gargante" assetate. L'umore è al top, e sono convinto che buona parte del merito lo si debba alla presa della cima del Monte Adone, nonostante o soprattutto grazie al maltempo. Questi ragazzi hanno un cuore che ruggisce alla vita e anche adesso, a distanza di settimane, mentre scrivo di quegli istanti la vista prende ad offuscarsi, velata da un'emozione che puntuale affiora a testimonianza della fortissima intensità di questi giorni, appassionati e veri. Questo manipolo di camminatori è oramai diventato un tutt'uno, come tante singole cellule di un organismo superiore che, da sabato, si è messo in marcia per raggiungere quella terra che vide il suo splendore al tempo de "I Medici".

Con lo stomaco ben riempito ci prepariamo alla seconda parte della giornata, non prima di una bella foto con lo staff dell'Antica Trattoria di Monte Adone!

Seguendo quasi sempre la provinciale ci dirigeremo alla volta di Monzuno, dove un impegno istituzionale ci attende. Il Sindaco Marco Mastacchi ha infatti organizzato, presso la biblioteca comunale, una serata dedicata a noi e alla Via degli Dei, con una coppia di ospiti d'eccezione.

Nel frattempo, le divinità che regnano in queste lande hanno evidentemente deciso di giocare un po' con noi: spazzate via le nubi grigie e cariche di pioggia, ora troviamo un sole splendente a indicarci la via.  Proprio come fa lui per raggiungere ponente, anche noi dobbiamo dirigere verso ovest per chiudere questa terza giornata di cammino.

Monte Adone









I cuori di tutti sono allegri, ora che è di nuovo sereno, ma un po' di merito credo ce l'abbia anche il buon "San Giovese" che ha benedetto le nostre membra a pranzo. Mentre col calore del sole le ginestre tornano a inondare l'aria, grazie al loro delicato e dolcissimo profumo, mi affianco a Lima. Lei è nata in Moldavia ma vive da tantissimi anni a Venezia, e infatti parla l'italiano davvero in maniera impeccabile. Mi racconta come ha conosciuto Dario e così scopro qualcosa in più di lei. Marciamo in testa al gruppo, insieme a Marco, una delle guide, e ai Kristie's. Per loro immagino sia assolutamente normale, ma a differenza dei nomi islandesi quelli italiani sono raramente così simili, per non dire identici, in versione maschile e femminile. E' stata Gabriella a ribattezzarli così, dato che sono marito e moglie e hanno nomi che differiscono per una sola n finale. Mi raccontano che in Islanda fanno tantissime passeggiate. Ci sono posti magnifici e paesaggi unici nella terra dei ghiacci. Viaggiano parecchio, loro due, e mi dicono di aver fatto in giro per l'Europa altre passeggiate dedicate a chi soffre di disabilità. Scozia, Irlanda, Norvegia, Spagna, Francia... fuori dal nostro paese esistono agenzie di viaggio dedicate proprio a questo settore del turismo. Quanto abbiamo da imparare, noi...

Però un po' mi gongolo, pensando che io e Dario in questa occasione ci troviamo ad essere una sorta di pionieri, avendo organizzato questa avventura proprio dedicata a persone con disabilità visive e non.





I passi iniziano a sommarsi e la conta odierna si porta a superare i venticinque mila, ma ancora manca un po' di strada da percorrere. Arriviamo verso le 17:30 a Monzuno. Troviamo un festoso comitato di benvenuto ad attenderci, e ne approfittiamo per un momento di festeggiamenti. Ci sono Stefano, il Sindaco, alcuni assessori e molti paesani, convenuti per l'occasione. Neppure a dirlo, iniziano ad essere stappate le prime bottiglie di prosecco.

Prontamente Dario richiama il gruppo all'attenzione. Manca ancora un pochino di strada per arrivare al B&B "Il Rifugio del Viandante", dove si farà tappa per questa notte, e le nuvole stanno tornando a coprire il cielo, insieme a un vento gelido che, accompagnandole, fa precipitare di dieci gradi la temperatura. 
Chissà, forse queste divinità silvestri che stanno seguendo la Gialla Compagnia sono astemie, e non hanno gradito troppo le nostre indulgenze verso le gioie tanto care a Bacco.


Le scelte possibili sono tre:


1.Grazie a Stefano, che ci attendeva per il nostro arrivo, e ad Elisabetta, che ci ha raggiunto con la macchina non appena finito di lavorare, è possibile fare una staffetta per portare tutti al B&B. Visto che poi stasera dovremo ridiscendere in paese per la conferenza presso la biblioteca comunale, risparmiare tempo e strada non è un'opzione trascurabile. Non da meno, questo ci lascerebbe tempo per festeggiare ancora un po' qui al bar, con i cittadini di Monzuno.


2.Non si beve nulla e si riparte subito per il B&B, così da arrivare con calma e prepararsi per la cena e la serata.


3.Si beve e si festeggia qui al bar, e poi a piedi si raggiunge il B&B.


Ve l'avevo detto prima, queste persone hanno un cuore forte e coraggioso, e vogliono godere tutto il bello che la vita, istante per istante, è capace di regalare. La scelta è la terza, sebbene tutti siano consci che questo potrà significare anche prendere di nuovo l'acqua, perchè inizia a piovere proprio mentre sorseggiamo qualche altra fresca bollicina.


Sono le 18:30 quando la truppa si avvia per coprire gli ultimi 3 km di strada. Tutta in salita, tutta sotto la pioggia. Ma siamo arrivati anche oggi alla fine della tappa, e questo fa sorridere nonostante il mal tempo.

E gli Dei, evidentemente, apprezzano i cuori coraggiosi di chi sta camminando a testa alta, sotto la pioggia che loro hanno inviato, perchè esattamente nell'istante in cui arriviamo a meta, un doppio arcobaleno completo appare proprio dietro al B&B. 



E' la prima volta in assoluto che mi trovo ad assistere a uno spettacolo simile: 2 arcobaleni, uno dentro l'altro. Ma lo spettacolo non è finito. Varcata la soglia del casale di Barbara, la proprietaria del B&B, troviamo una splendida e ricchissima tavola imbandita. 

Questa sera ho chiesto una cena vegetariana per tutti, sapendo che qui è la loro specialità. Sulla tavola ci sono fiori, ciotole con erbe officinali e aromatiche, un tripudio di profumi e colori. Ci ha raggiunto anche Elena. Era tornata a casa da nostro figlio sabato sera, dopo la mangiata alla Montagnola di Mezzo. Stasera mi riaccompagnerà a casa: abbiamo un bimbo ancora piccolo, e le mie responsabilità di genitore esigono che rientri alla base oggi. L'idea di lasciare per tre giorni il gruppo mi sta generando sensazioni controverse, ma era una decisione già presa con Dario, sin dal principio. Il mio ruolo sarebbe stato cruciale per i primi giorni e per la chiusura dell'avventura, per cui ora faccio un passo indietro e lascio a lui il comando in solitaria della truppa. Da casa seguirò tutto e sarò comunque presente, specie per le esigenze mediche e sanitarie, in corso ed impreviste. Qualche vescica, dermatiti, o semplici doloretti si sono già presentati, ma è tutto sotto controllo. E lo sarà anche senza la mia presenza fisica. Visto il freddo preso in conclusione di cammino, accogliamo tutti con grande gioia la vellutata di patate che ci viene servita come prima portata. Segue un ricchissimo pinzimonio e una coloratissima insalata. Ci sono anche i bruciatini di spek e pancetta, per non far sentire soli i carnivori incalliti, ma vedo che per lo più vengono disertati. Qui la coerenza è un imperativo! 

Il pignoletto frizzante prende a scorrere allegramente nei calici di tutti, ma l'ora è un po' tarda: ci attendono in biblioteca. Giusto il tempo di concederci il dolce al cucchiaio che Barbara ci ha preparato, e si parte: un mascarpone da lacrima, che è quasi un peccato doverlo mangiare in modo così frugale.

Alle 21:15 siamo tutti nella sala conferenze della biblioteca di Monzuno. 
 
Il Sindaco Marco Mastacchi fa le presentazioni ufficiali

Ci accoglie Marco Mastacchi, il sindaco, che presenta a tutto il gruppo quelli che sono i veri padri della Via degli Dei. Cesare Agostini e Franco Santi sono, infatti, i due amici che, da una vita, lavorano con passione a questa ricerca che ha molto più del solo senso storico-archeologico.

Per caso, negli anni settanta, hanno rinvenuto una moneta consolare romana, lungo un crinale qui vicino. Questo rinvenimento ha innescato tutto: cosa ci fa una simile moneta, in queste alture appenniniche? Partendo da questo interrogativo, armati di curiosità e di piccone si sono mesi al lavoro. Consultando antichi testi e registri storici, nel 1979 riescono a dar ragione alle loro tesi. Portano alla luce un tratto di pavimentazione che, per le sue caratteristiche, è indubbiamente un basolato romano. Da quel momento e per i successivi trent'anni i due amici dedicano la loro intera esistenza a questo lavoro, che ad oggi ha permesso di riscoprire un consistente tratto di quella che fu la via, costruita dalle legioni guidate dal console Caio Flaminio, per ricondurre le truppe romane alla capitale dopo la vittoriosa campagna di guerra contro i Liguri, popolazione dell'appennino tosco-emiliano che tormentava Bononia, l'odierna Bologna.


Prima di lasciare la parola ai due scopritori abbiamo avuto modo di ascoltare gli interventi di un rappresentante di Lega Ambiente, nonchè di Walter Rizzetto, l'onorevole che da subito ha voluto credere nella nostra impresa devolvendo, alla nostra causa, la sua indennità di vicepresidente alla Commissione Lavori della Camera
L'intervento dell'on. Walter Rizzetto
Questa serata rappresenta il momento più solenne per la nostra avventura, almeno dal punto di vista istituzionale. Vedere come le personalità politiche possano dimostrarsi attente alle tematiche di integrazione, condivisione ed accessibilità portate con noi durante il nostro cammino, ci ha trasmesso speranza e voglia di credere che un paese migliore non è un miraggio, ma un sogno realizzabile. Quello che ho potuto dire anche io al microfono è stato proprio questo: questo gruppo internazionale sta passando lungo un tracciato storico proprio come il contadino cammina lungo i solchi del campo appena arato. Stiamo depositando anche noi tanti piccoli semi che, speriamo, potranno germinare ed essere coltivati con amore e interesse da tutti i comuni e le persone che vivono intorno alla Via degli Dei. Affinchè le generazioni future possano conoscere, rispettare ed amare il grande patrimonio che l'Italia ha da offrire serve l'impegno di tutti, nessuno escluso. Le istituzioni hanno il dovere di tutelare queste ricchezze, ma sta alle persone comuni, ai proprietari terrieri e delle strutture ricettive, amare e rendere accessibile questo tesoro. A noi italiani oramai sembra tutto scontato, ma vedere il grande stupore e la immensa meraviglia negli occhi dei nostri compagni europei, deve far pensare tanto. Per noi camminare su una strada vecchia di 2000 anni, vedere i segni dei secoli impressi nella diversità di ogni singolo crinale, assaporare con ammirazione quanto possa essere diversa la cucina di due paesi distanti quindici km tra loro, è ormai cosa quotidiana. Ma non ci si può abituare a cotanta bellezza, perchè si smarrisce la percezione del suo valore. E a ricordarci questo è fondamentale il contributo dei visitatori, non necessariamente stranieri. Portano entusiasmo, meraviglia, stimoli nuovi e linfa vitale per le economie locali. Queste lande sono state spopolate dal miraggio economico dei decenni appena trascorsi, ma è questa la dimensione a cui dobbiamo tornare. Vite piene, intense, anche faticose, perchè no, basate sull'unica vera economia sostenibile che l'uomo abbia mai conosciuto: il nostro turismo! Qui c'è solo da tendere una mano e raccogliere i frutti di un lavoro davvero minimo. E' già tutto pronto, basta ripulire sentieri, ricostruire case distrutte dal tempo e dall'abbandono, aprire porte e offrire sedie, tavoli e letti. Quanto vorrei vedere anche altrove la sensibilità e l'attenzione mostrata da Marco, e dai cittadini di Monzuno.


Dopo aver presentato il gruppo, Dario passa la parola ad Agostini e Santi. A lui tocca il grande onere ed onore di tradurre in inglese quanto i due scopritori ci raccontano. Non senza qualche difficoltà, perchè è tanta la passione che trasuda dalle parole di questi due signori, amici scherzosi e appassionati della storia locale. 



Ci raccontano come in 4 mesi le legioni romane abbiano potuto costruire la via Flaminia, che collegava appunto Bologna ad Arezzo, passando per Firenze. Tempi impensabili anche per i giorni nostri, basta pensare alla Salerno Reggio Calabria...

La stanchezza dei ragazzi però inizia a farsi evidente: abbiamo camminato parecchio e, sebbene domani sarà una giornata più rilassata, è ora di portarsi alla conclusione dell'evento.

E con la giornata si conclude, ahimè, anche questa mia prima parte di camminata. Dopo i saluti frettolosi, dovuti alla pioggia che è tornata a salutarci in questa giornata di tempo ballerino, salgo in auto con Elena e partiamo in direzione di casa. Emozioni in conflitto tra loro affollano i miei pensieri, ma il cuore non ha dubbi: io e i miei desideri veniamo in secondo piano. Ho chi mi aspetta con ansia a casa, e si tratta di un anima ancora troppo giovane per poter comprendere la ragione che potrebbe tenere suo padre lontano da casa, per tanti giorni. 

Ci sarà occasione per condividere ancora, e senza interruzioni, tutto questo, per cui mi congedo dalla Gialla Compagnia con un "arrivederci a venerdì".

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