Anche stamattina il sole è già desto, pronto a salutare questa nuova giornata di cammino.
Ma non è proprio convinto di voler splendere, e infatti qualche nuvola in
lontananza fa intuire che forse le previsioni meteo non hanno visto sbagliato.
Si attendono pioggia e schiarite, ma la tappa di oggi non è particolarmente
difficile, sebbene richiederà attenzione visto che per buona parte si snoderà
su viabilità ordinaria.
La sveglia suona alle 7:00. Un po' alla volta usciamo tutti
dal torpore notturno. Io ho fatto una gran dormita, ma a qualcuno è andata
fatta piuttosto scomoda.
Ieri sera avevo visto un'ombra salire e ridiscendere
un paio di volte dalla camerata, in cui eravamo quasi tutti sistemati. Non
avevo ben capito di chi si trattasse, tra il buio e lo stordimento del
dormiveglia. Solo adesso ho saputo che stanotte, venendo a dormire, Amador si
era infilato nel materassino su cui
aveva sistemato le sue cose un altro ospite del B&B che, nel momento in cui
aveva deciso di andare a letto, aveva scoperto che il suo posto era occupato da
uno spagnolo abusivo. Fortunatamente è stato così gentile da non piantare
questioni, ripiegando sul comodo divano che si trova in sala da pranzo. Inutile
dire che Amador verrà preso in giro a vita per questo episodio.
Francesca ha preparato una bellissima tavola imbandita per
colazione, e oggi me la gusto con tranquillità anche io, visto che non devo
cucinare. Ce la possiamo prendere con un po' di calma stamattina, il tratto da
percorrere nella prima parte della tappa è piuttosto breve. Tempo permettendo
vogliamo salire sulla cima di Monte Adone, per poi ridiscendere verso l'omonima
Trattoria che ci ospiterà per pranzo.
Ci avviamo a pancia piena verso le 9:30. Procediamo sul
falso piano di una comoda strada sterrata, e così mi avvicino a Timo per fare
quattro chiacchiere.
Sono molto curioso del suo lavoro, perchè mi ha accennato
ieri dell'impegno in prima persona nel supporto ai pazienti con disabilità
visive. Mi racconta, infatti, del centro presso cui presta servizio ad
Helsinki: una struttura dedicata agli ipovedenti e alle loro famiglie, dove si
fornisce supporto tecnico, psicologico e burocratico. Si insegna come
affrontare la vita da paziente e da genitore
di un paziente, e dai discorsi di Timo intuisco che, come accade tante
volte anche da noi, è proprio sui parenti che ci si deve concentrare nel
sostegno alla disabilità visiva. Spesso sono le proiezioni dei propri desideri
ed aspettative ad essere feriti, quando si scopre che il proprio figlio ha una
malattia degenerativa che potrà, un giorno, togliere o far peggiorare la vista
di chi così tanto si ama. Ed è questo il più grande limite alla serenità del
malato stesso. E' immensamente più semplice accettare la propria condizione di
ipovedente o di cieco, piuttosto che farla accettare a chi si ha vicino. Non
c'è nulla di incomprensibile, in questo. Si desidera il meglio per chi si ama,
ma non necessariamente quello che noi pensiamo sia il meglio può rappresentare
la ricetta per la felicità dei nostri figli. Nella vita esiste solo una grande
cosa, davvero preziosa e imprescindibile: essere in grado di affrontare
qualsiasi avversità, con ottimismo, fiducia e sicurezza. E qui viene il grande ruolo
dei genitori: essere capaci di fornire ai propri pargoli questi strumenti,
affinchè possano essere in grado di gioire della propria esistenza, nonostante
tutto e tutti. La vita ci piazza innumerevoli imprevisti lungo il nostro
cammino, proprio come la natura piazza sassi, fango e salite lungo il sentiero
di un escursionista. Il bello di camminare sta proprio nella scoperta che il
percorso comporta, ma inevitabilmente gli ostacoli arrivano a bussare al piede
di chi non rinuncia alla marcia. E quando si supera un ostacolo, è con orgoglio
e sicurezza nelle proprie forze che si procede lungo l'immensa via che la vita
rappresenta.
In breve raggiungiamo l'oasi di recupero della fauna
selvatica, ma le belve evidentemente stanno dormendo perchè non si sente un verso
provenire dalle gabbie, in cui sono ricoverate.
Poco male, decidiamo di
procedere in direzione Monte Adone. Arriviamo dopo poche curve al sentiero da
cui parte la salita alla cima del contrafforte pliocenico, che si staglia alto
e solitario in questa valle. Uno strappo ripido ma affrontabile, se non fosse
che le nuvole iniziano ad addensarsi cupe e grigie a ovest. Si alza un vento
umido e caldo, il che fa presagire pioggia a breve, ma decidiamo ugualmente di
proseguire. Il gruppo in questi casi è sempre compatto nelle decisioni da
prendere, e contrariamente ad ogni aspettativa l'opzione che viene puntualmente
scelta è, manco a dirlo, quella meno semplice. Pioggia o non pioggia, la
compagnia vuole prendere la cima di Monte Adone, da cui si può ammirare un
panorama unico.
Superiamo i primi tornanti e, come temuto, iniziano a cadere le
prime gocce. Sono timide e sparute, per cui non ci preoccupiamo. Ma via via che
si sale il vento inizia a soffiare teso e sempre più fresco, e in breve veniamo
sorpresi da uno scroscio di pioggia piuttosto intenso. Nessuno se ne cura
troppo, anzi, c'è chi accoglie la pioggia con un respiro di sollievo. I
Kristie's sorridono dicendo "finalmente, un po' di refrigerio". W
l'Islanda!!! Indossati i rain cover e i k-way procediamo lungo il sentiero,
sempre più ripido e insidioso, visto che le rocce bagnate sono diventate
piuttosto scivolose. Nessuno fa una piega. Jessica procede spedita seguendo chi
la precede: sulla scia del suono di un piccolo campanello, attaccato allo zaino
di Bernard, si orienta sicura lungo i solchi stretti scavati dalle millenarie
piogge, che hanno plasmato tutto il profilo della montagna. Ha una tecnica
perfetta nello scarpinare, affidando la sua sicurezza ai due bastoncini da
trekking e ai suoi sensi. E' con un immensa emozione che la vedo camminare
quasi sempre in linea con la testa del gruppo. E, a onor del vero, è una delle
poche persone del gruppo che non vuole mai rinunciare neppure a un solo etto di
peso nello zaino. A più riprese io e
Dario abbiamo chiesto e chiediamo ai camminatori se voglio lasciare in auto
qualcosa di inutile, che hanno in spalla; io per primo oggi ho scelto di
lasciare il mio sacco a pelo nella macchina di Marco S., per timore di bagnarlo
con la pioggia. Ma Jessica no, non molla neppure un grammo ne consente a
nessuno di portare un po' il suo zaino, un basto che pare più una condanna che
un bagaglio. Senza esagerare, lei da che è partita da Berlino si sta portando
in groppa circa 16 kg di materiale. E' esile di corporatura, ma ha un cuore da
carro armato, tant'è che l'ho amichevolmente ribattezzata Jessica
"Kampfpanzer"!
Io, Nic e Alberto decidiamo che per i nostri gusti sta
piovendo troppo e ci fermiamo al pianoro che si trova circa 30 metri sotto
la vetta.
Non vogliamo ne inzupparci
troppo, ne rischiare una inutile scivolata: bisogna arrivare a Firenze, interi possibilmente!
Gli altri proseguono e guadagnano
la cima. Zuppi, infreddoliti, ma col cuore che trabocca di gioia!
Io e i miei due compari prendiamo la via del ritorno,
incoraggiati da uno sprazzo di luce che squarcia per un istante la coltre
plumbea.
Anche la pioggia pare si voglia chetare un po', per cui pieghiamo in
discesa. Ovviamente, non appena muoviamo i primi passi, tornano il buio cupo e
l'acqua, che riprende a cadere con maggiore intensità. "Ma chissene..."
penso io, "tanto tra poco siamo giù alla trattoria e ci riscalderemo a
dovere. Per pranzo siamo infatti ospiti di Michele e Maurizio, dell'AnticaTrattoria di Monte Adone. Ci offrono ospitalità, e ne siamo ancora più felici
vista la piega meteorologica che ha preso la mattinata.
Alle 11:30 circa
giungiamo al parcheggio del ristorante, accolti da tanti palloncini che
Stefano, un mio carissimo amico che vive qui vicino, ha sistemato insieme a
Vincenzo, il cuoco della Trattoria che ancora non ho avuto il piacere di conoscere,
ma con cui mi sono interfacciato per organizzare quella che sarà, in assoluto,
la più gustosa e gradita sosta pranzo dell'intera avventura.
Io con Stefano, Vincenzo e Dario |
Quando la "truppa in giallo" varca la soglia del
ristorante, vedo accendersi la curiosità negli occhi dei presenti. Siamo un
gruppo davvero eterogeneo, con persone dai tratti somatici e lineamenti che, da
queste parti, non si vedono così spesso. I due fratelli, proprietari del posto,
ci hanno preparato una bellissima tavolata
che non attende altro che le nostre nobili terga. Ci accomodiamo nella veranda,
così da poterci liberare degli zaini e degli indumenti, inumiditi dalla
pioggia. Maaike è piuttosto bagnata, è decide di cambiarsi al caldo della sala
in cui pranzeremo. Siamo in montagna, e da queste parti rappresenta un
privilegio piuttosto raro vedere una bellezza olandese in intimo, specie se tutta questa bionda
femminilità viene servita inaspettatamente per pranzo. Sorrido insieme a Dario
e alle altre guide, mentre guardiamo
divertiti le facce delle persone sedute ai tavoli. Per qualche istante in
parecchi trattengono letteralmente il respiro, seguendo a bocca aperta questa
cascata di capelli biondi arrivata direttamente dai Paesi Bassi.
Ci accomodiamo. Di lì a poco arrivano i piatti, e inizia il
banchetto.
Lasagna e ravioli con sugo di verdure sono il gustoso bis che da
inizio alle danze.
Segue un delizioso arrosto di maiale con patate al forno di
contorno. Il tutto innaffiato da un gradevolissimo sangiovese della casa,
rustico e abboccato quanto basta per far si che inizi a scorrere anche troppo
bene nelle nostre "gargante" assetate. L'umore è al top, e sono
convinto che buona parte del merito lo si debba alla presa della cima del Monte
Adone, nonostante o soprattutto grazie al maltempo. Questi ragazzi hanno un
cuore che ruggisce alla vita e anche adesso, a distanza di settimane, mentre
scrivo di quegli istanti la vista prende ad offuscarsi, velata da un'emozione
che puntuale affiora a testimonianza della fortissima intensità di questi
giorni, appassionati e veri. Questo manipolo di camminatori è oramai diventato
un tutt'uno, come tante singole cellule di un organismo superiore che, da
sabato, si è messo in marcia per raggiungere quella terra che vide il suo
splendore al tempo de "I Medici".
Con lo stomaco ben riempito ci prepariamo alla seconda parte
della giornata, non prima di una bella foto con lo staff dell'Antica Trattoria di Monte Adone!
Seguendo quasi sempre la provinciale ci dirigeremo alla volta
di Monzuno, dove un impegno istituzionale ci attende. Il Sindaco Marco
Mastacchi ha infatti organizzato, presso la biblioteca comunale, una serata
dedicata a noi e alla Via degli Dei, con una coppia di ospiti d'eccezione.
Nel frattempo, le divinità che regnano in queste lande hanno
evidentemente deciso di giocare un po' con noi: spazzate via le nubi grigie e
cariche di pioggia, ora troviamo un sole splendente a indicarci la via. Proprio come fa lui per raggiungere ponente,
anche noi dobbiamo dirigere verso ovest per chiudere questa terza giornata di
cammino.
Monte Adone |
I cuori di tutti sono allegri, ora che è di nuovo sereno, ma
un po' di merito credo ce l'abbia anche il buon "San Giovese" che ha
benedetto le nostre membra a pranzo. Mentre col calore del sole le ginestre
tornano a inondare l'aria, grazie al loro delicato e dolcissimo profumo, mi
affianco a Lima. Lei è nata in Moldavia ma vive da tantissimi anni a Venezia, e
infatti parla l'italiano davvero in maniera impeccabile. Mi racconta come ha
conosciuto Dario e così scopro qualcosa in più di lei. Marciamo in testa al
gruppo, insieme a Marco, una delle guide, e ai Kristie's. Per loro immagino sia
assolutamente normale, ma a differenza dei nomi islandesi quelli italiani sono
raramente così simili, per non dire identici, in versione maschile e femminile.
E' stata Gabriella a ribattezzarli così, dato che sono marito e moglie e hanno
nomi che differiscono per una sola n finale. Mi raccontano che in Islanda fanno
tantissime passeggiate. Ci sono posti magnifici e paesaggi unici nella terra
dei ghiacci. Viaggiano parecchio, loro due, e mi dicono di aver fatto in giro
per l'Europa altre passeggiate dedicate a chi soffre di disabilità. Scozia,
Irlanda, Norvegia, Spagna, Francia... fuori dal nostro paese esistono agenzie
di viaggio dedicate proprio a questo settore del turismo. Quanto abbiamo da
imparare, noi...
Però un po' mi gongolo, pensando che io e Dario in questa
occasione ci troviamo ad essere una sorta di pionieri, avendo organizzato
questa avventura proprio dedicata a persone con disabilità visive e non.
I passi iniziano a sommarsi e la conta odierna si porta a
superare i venticinque mila, ma ancora manca un po' di strada da percorrere.
Arriviamo verso le 17:30 a Monzuno. Troviamo un festoso comitato di benvenuto
ad attenderci, e ne approfittiamo per un momento di festeggiamenti. Ci sono
Stefano, il Sindaco, alcuni assessori e molti paesani, convenuti per
l'occasione. Neppure a dirlo, iniziano ad essere stappate le prime bottiglie di
prosecco.
Prontamente Dario richiama il gruppo all'attenzione. Manca
ancora un pochino di strada per arrivare al B&B "Il Rifugio del
Viandante", dove si farà tappa per questa notte, e le nuvole stanno
tornando a coprire il cielo, insieme a un vento gelido che, accompagnandole, fa
precipitare di dieci gradi la temperatura.
Chissà, forse queste divinità
silvestri che stanno seguendo la Gialla Compagnia sono astemie, e non hanno
gradito troppo le nostre indulgenze verso le gioie tanto care a Bacco.
Le scelte possibili sono tre:
1.Grazie a
Stefano, che ci attendeva per il nostro arrivo, e ad Elisabetta, che ci ha
raggiunto con la macchina non appena finito di lavorare, è possibile fare una
staffetta per portare tutti al B&B. Visto che poi stasera dovremo
ridiscendere in paese per la conferenza presso la biblioteca comunale,
risparmiare tempo e strada non è un'opzione trascurabile. Non da meno, questo
ci lascerebbe tempo per festeggiare ancora un po' qui al bar, con i cittadini
di Monzuno.
2.Non si
beve nulla e si riparte subito per il B&B, così da arrivare con calma e
prepararsi per la cena e la serata.
3.Si beve e
si festeggia qui al bar, e poi a piedi si raggiunge il B&B.
Ve l'avevo detto prima, queste persone hanno un cuore forte
e coraggioso, e vogliono godere tutto il bello che la vita, istante per
istante, è capace di regalare. La scelta è la terza, sebbene tutti siano consci
che questo potrà significare anche prendere di nuovo l'acqua, perchè inizia a
piovere proprio mentre sorseggiamo qualche altra fresca bollicina.
Sono le 18:30 quando la truppa si avvia per coprire gli
ultimi 3 km di strada. Tutta in salita, tutta sotto la pioggia. Ma siamo
arrivati anche oggi alla fine della tappa, e questo fa sorridere nonostante il
mal tempo.
E gli Dei, evidentemente, apprezzano i cuori coraggiosi di chi sta
camminando a testa alta, sotto la pioggia che loro hanno inviato, perchè
esattamente nell'istante in cui arriviamo a meta, un doppio arcobaleno completo
appare proprio dietro al B&B.
E' la prima volta in assoluto che mi trovo ad
assistere a uno spettacolo simile: 2 arcobaleni, uno dentro l'altro. Ma lo spettacolo non è finito. Varcata la soglia del casale
di Barbara, la proprietaria del B&B, troviamo una splendida e ricchissima
tavola imbandita.
Questa sera ho chiesto una cena vegetariana per tutti,
sapendo che qui è la loro specialità. Sulla tavola ci sono fiori, ciotole con
erbe officinali e aromatiche, un tripudio di profumi e colori. Ci ha raggiunto
anche Elena. Era tornata a casa da nostro figlio sabato sera, dopo la mangiata
alla Montagnola di Mezzo. Stasera mi riaccompagnerà a casa: abbiamo un bimbo
ancora piccolo, e le mie responsabilità di genitore esigono che rientri alla base
oggi. L'idea di lasciare per tre giorni il gruppo mi sta generando sensazioni
controverse, ma era una decisione già presa con Dario, sin dal principio. Il
mio ruolo sarebbe stato cruciale per i primi giorni e per la chiusura
dell'avventura, per cui ora faccio un passo indietro e lascio a lui il comando
in solitaria della truppa. Da casa seguirò tutto e sarò comunque presente,
specie per le esigenze mediche e sanitarie, in corso ed impreviste. Qualche
vescica, dermatiti, o semplici doloretti si sono già presentati, ma è tutto
sotto controllo. E lo sarà anche senza la mia presenza fisica. Visto il freddo
preso in conclusione di cammino, accogliamo tutti con grande gioia la vellutata
di patate che ci viene servita come prima portata. Segue un ricchissimo pinzimonio
e una coloratissima insalata. Ci sono anche i bruciatini di spek e pancetta,
per non far sentire soli i carnivori incalliti, ma vedo che per lo più vengono
disertati. Qui la coerenza è un imperativo!
Il pignoletto frizzante prende a
scorrere allegramente nei calici di tutti, ma l'ora è un po' tarda: ci
attendono in biblioteca. Giusto il tempo di concederci il dolce al cucchiaio
che Barbara ci ha preparato, e si parte: un mascarpone da lacrima, che è quasi
un peccato doverlo mangiare in modo così frugale.
Alle 21:15 siamo tutti nella sala conferenze della
biblioteca di Monzuno.
Il Sindaco Marco Mastacchi fa le presentazioni ufficiali |
Ci accoglie Marco Mastacchi, il sindaco, che presenta a
tutto il gruppo quelli che sono i veri padri della Via degli Dei. Cesare
Agostini e Franco Santi sono, infatti, i due amici che, da una vita, lavorano
con passione a questa ricerca che ha molto più del solo senso
storico-archeologico.
Per caso, negli anni settanta, hanno rinvenuto una moneta
consolare romana, lungo un crinale qui vicino. Questo rinvenimento ha innescato
tutto: cosa ci fa una simile moneta, in queste alture appenniniche? Partendo da
questo interrogativo, armati di curiosità e di piccone si sono mesi al lavoro.
Consultando antichi testi e registri storici, nel 1979 riescono a dar ragione
alle loro tesi. Portano alla luce un tratto di pavimentazione che, per le sue
caratteristiche, è indubbiamente un basolato romano. Da quel momento e per i
successivi trent'anni i due amici dedicano la loro intera esistenza a questo
lavoro, che ad oggi ha permesso di riscoprire un consistente tratto di quella
che fu la via, costruita dalle legioni guidate dal console Caio Flaminio, per
ricondurre le truppe romane alla capitale dopo la vittoriosa campagna di guerra
contro i Liguri, popolazione dell'appennino tosco-emiliano che tormentava
Bononia, l'odierna Bologna.
Prima di lasciare la parola ai due scopritori abbiamo avuto
modo di ascoltare gli interventi di un rappresentante di Lega Ambiente, nonchè
di Walter Rizzetto, l'onorevole che da subito ha voluto credere nella nostra
impresa devolvendo, alla nostra causa, la sua indennità di vicepresidente alla
Commissione Lavori della Camera.
L'intervento dell'on. Walter Rizzetto |
Questa serata rappresenta il momento più solenne
per la nostra avventura, almeno dal punto di vista istituzionale. Vedere come
le personalità politiche possano dimostrarsi attente alle tematiche di
integrazione, condivisione ed accessibilità portate con noi durante il nostro
cammino, ci ha trasmesso speranza e voglia di credere che un paese migliore non
è un miraggio, ma un sogno realizzabile. Quello che ho potuto dire anche io al
microfono è stato proprio questo: questo gruppo internazionale sta passando
lungo un tracciato storico proprio come il contadino cammina lungo i solchi del
campo appena arato. Stiamo depositando anche noi tanti piccoli semi che,
speriamo, potranno germinare ed essere coltivati con amore e interesse da tutti
i comuni e le persone che vivono intorno alla Via degli Dei. Affinchè le
generazioni future possano conoscere, rispettare ed amare il grande patrimonio
che l'Italia ha da offrire serve l'impegno di tutti, nessuno escluso. Le
istituzioni hanno il dovere di tutelare queste ricchezze, ma sta alle persone
comuni, ai proprietari terrieri e delle strutture ricettive, amare e rendere
accessibile questo tesoro. A noi italiani oramai sembra tutto scontato, ma
vedere il grande stupore e la immensa meraviglia negli occhi dei nostri
compagni europei, deve far pensare tanto. Per noi camminare su una strada
vecchia di 2000 anni, vedere i segni dei secoli impressi nella diversità di
ogni singolo crinale, assaporare con ammirazione quanto possa essere diversa la
cucina di due paesi distanti quindici km tra loro, è ormai cosa quotidiana. Ma
non ci si può abituare a cotanta bellezza, perchè si smarrisce la percezione
del suo valore. E a ricordarci questo è fondamentale il contributo dei
visitatori, non necessariamente stranieri. Portano entusiasmo, meraviglia,
stimoli nuovi e linfa vitale per le economie locali. Queste lande sono state
spopolate dal miraggio economico dei decenni appena trascorsi, ma è questa la
dimensione a cui dobbiamo tornare. Vite piene, intense, anche faticose, perchè
no, basate sull'unica vera economia sostenibile che l'uomo abbia mai
conosciuto: il nostro turismo! Qui c'è solo da tendere una mano e raccogliere i
frutti di un lavoro davvero minimo. E' già tutto pronto, basta ripulire
sentieri, ricostruire case distrutte dal tempo e dall'abbandono, aprire porte e
offrire sedie, tavoli e letti. Quanto vorrei vedere anche altrove la
sensibilità e l'attenzione mostrata da Marco, e dai cittadini di Monzuno.
Dopo aver presentato il gruppo, Dario passa la parola ad
Agostini e Santi. A lui tocca il grande onere ed onore di tradurre in inglese
quanto i due scopritori ci raccontano. Non senza qualche difficoltà, perchè è
tanta la passione che trasuda dalle parole di questi due signori, amici
scherzosi e appassionati della storia locale.
Ci raccontano come in 4 mesi le
legioni romane abbiano potuto costruire la via Flaminia, che collegava appunto
Bologna ad Arezzo, passando per Firenze. Tempi impensabili anche per i giorni
nostri, basta pensare alla Salerno Reggio Calabria...
La stanchezza dei ragazzi però inizia a farsi evidente:
abbiamo camminato parecchio e, sebbene domani sarà una giornata più rilassata,
è ora di portarsi alla conclusione dell'evento.
E con la giornata si conclude, ahimè, anche questa mia prima
parte di camminata. Dopo i saluti frettolosi, dovuti alla pioggia che è tornata
a salutarci in questa giornata di tempo ballerino, salgo in auto con Elena e
partiamo in direzione di casa. Emozioni in conflitto tra loro affollano i miei
pensieri, ma il cuore non ha dubbi: io e i miei desideri veniamo in secondo
piano. Ho chi mi aspetta con ansia a casa, e si tratta di un anima ancora
troppo giovane per poter comprendere la ragione che potrebbe tenere suo padre
lontano da casa, per tanti giorni.
Ci sarà occasione per condividere ancora, e
senza interruzioni, tutto questo, per cui mi congedo dalla Gialla Compagnia con
un "arrivederci a venerdì".
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