Sembra il gioco di parole di un ubriaco, e invece è il mio motto da qualche tempo.
Posso anche essere più preciso, in verità. Il giorno in cui arrivai a questa equazione fu il 31 Giugno 2014. Camminavo lungo un sentiero all'interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, sopra il bellissimo borgo di Brisighella.
Era passata da poco l'una, il lungo pomeriggio del mese più bello dell'anno stava appena iniziando. Io seguivo i passi, incerti ma caparbi, del mio pupetto che, munito di bastoncino, cercava di imitarmi e giocava a fare l'escursionista.
Da alcuni giorni avevo un pensiero piuttosto ricorrente. La mia nonna materna, la cara Nonna Antonietta, era da poco scomparsa. Le avevo portato l'ultimo commosso saluto proprio il mese prima. Con grandissima dignità e coraggio, nella sua lunga vita aveva provveduto alla cura di tutti i suoi congiunti e discendenti. Anche dopo una lunga malattia, che le aveva prosciugato gran parte dei risparmi per la vecchiaia, era riuscita comunque a conservare con amore un piccolo lascito per i nipoti. Tanti, aggiungerei, visto che siamo in 8, avuti da quattro figli.
Una piccola somma, ma comunque un grande regalo per noi tutti. Ed io, da bravo bimbo, ero li a pensare cosa avrei potuto regalarmi con quel denaro. Volevo qualcosa di durevole nel tempo, di desiderato. Cercavo di materializzare l'affetto e il ricordo in qualcosa di fisico, di prezioso. Che nessun ladro avrebbe mai potuto portarmi via, e che il tempo non avrebbe potuto sciupare.
Mentre calpestavo cristalli di gesso, brillanti sotto il sole alto e splendente, assorto in questi pensieri forse anche troppo infantili, ho finalmente trovato la risposta.
Esiste una sola cosa che non può essere rubata da nessuno, che non si rovina e che non potrà mai passare di moda e perdere di appeal. Si tratta dell’unica cosa che il tempo non potrà mai sciupare…. ed è il tempo stesso.
Ho fatto due conti e, i casi della vita hanno voluto che la cifra ricevuta in dono corrispondesse esattamente a una mia mensilità di stipendio.
Ho così deciso di regalarmi un mese.
30 giorni di ferie extra, da usare per godermi la mia famiglia, per fare passeggiate, per stare con amici…insomma, per vivere la vita!
Conseguenza di questa decisione è l’attuale mia percezione del denaro. Per me rappresenta uno dei principale mezzi per poter acquistare tempo.
E capita sovente che, rovistando nei miei cassetti e armadi, mi sorprenda a sorridere mentre dico tra me e me ” Oh, chissà se riesco a vendere sto coso qua…piuttosto che tenerlo qui a prendere polvere mi ci potrei pagare una settimana di aspettativa non retribuita!”.
Posso anche essere più preciso, in verità. Il giorno in cui arrivai a questa equazione fu il 31 Giugno 2014. Camminavo lungo un sentiero all'interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, sopra il bellissimo borgo di Brisighella.
Era passata da poco l'una, il lungo pomeriggio del mese più bello dell'anno stava appena iniziando. Io seguivo i passi, incerti ma caparbi, del mio pupetto che, munito di bastoncino, cercava di imitarmi e giocava a fare l'escursionista.
Da alcuni giorni avevo un pensiero piuttosto ricorrente. La mia nonna materna, la cara Nonna Antonietta, era da poco scomparsa. Le avevo portato l'ultimo commosso saluto proprio il mese prima. Con grandissima dignità e coraggio, nella sua lunga vita aveva provveduto alla cura di tutti i suoi congiunti e discendenti. Anche dopo una lunga malattia, che le aveva prosciugato gran parte dei risparmi per la vecchiaia, era riuscita comunque a conservare con amore un piccolo lascito per i nipoti. Tanti, aggiungerei, visto che siamo in 8, avuti da quattro figli.
Una piccola somma, ma comunque un grande regalo per noi tutti. Ed io, da bravo bimbo, ero li a pensare cosa avrei potuto regalarmi con quel denaro. Volevo qualcosa di durevole nel tempo, di desiderato. Cercavo di materializzare l'affetto e il ricordo in qualcosa di fisico, di prezioso. Che nessun ladro avrebbe mai potuto portarmi via, e che il tempo non avrebbe potuto sciupare.
Mentre calpestavo cristalli di gesso, brillanti sotto il sole alto e splendente, assorto in questi pensieri forse anche troppo infantili, ho finalmente trovato la risposta.
Esiste una sola cosa che non può essere rubata da nessuno, che non si rovina e che non potrà mai passare di moda e perdere di appeal. Si tratta dell’unica cosa che il tempo non potrà mai sciupare…. ed è il tempo stesso.
Ho fatto due conti e, i casi della vita hanno voluto che la cifra ricevuta in dono corrispondesse esattamente a una mia mensilità di stipendio.
Ho così deciso di regalarmi un mese.
30 giorni di ferie extra, da usare per godermi la mia famiglia, per fare passeggiate, per stare con amici…insomma, per vivere la vita!
Conseguenza di questa decisione è l’attuale mia percezione del denaro. Per me rappresenta uno dei principale mezzi per poter acquistare tempo.
E capita sovente che, rovistando nei miei cassetti e armadi, mi sorprenda a sorridere mentre dico tra me e me ” Oh, chissà se riesco a vendere sto coso qua…piuttosto che tenerlo qui a prendere polvere mi ci potrei pagare una settimana di aspettativa non retribuita!”.
Quanto è vera questa equazione!
RispondiEliminaDiceva John Lennon: "La vita è quella cosa che ti succede quando sei impegnato a fare altro". Più o meno, non son un cultore dei Beatles, quindi mi perdonerà chi lo è se non ho azzeccato esattamente tutte le parole della citazione. Però, imprecisioni della mia memoria a parte, è proprio così che succede.
Durante la nostra quotidianità siamo così assorti nel nostro lavoro, nei nostri impegni, che perdiamo di vista il fatto che il tempo, nel frattempo, stia passando e certi momenti, certi passaggi, non li potremo recuperare più.
E non solo quegli avvenimenti "epocali" come la prima parola pronunciata da nostro figlio o la prima vola che si lascia andare dalla mano sicura di un adulto per camminare con le proprie gambe ancora incerte. E' proprio la nostra famiglia, i nostri affetti, che ci stiamo perdendo. La quotidianità, che per definizione dovrebbe essere il giorno passato a mettere in pratica la vita con la/il tua/o compagna/o (o moglie/marito), che si chiama compagna/o proprio perché è colei o colui che hai scelto per "accompagnarti", e con ciò che dalla vostra unione è venuto al mondo, è stata sostituita dalla quotidianità del lavoro. I colleghi diventano quasi più presenti nella tua vita che i tuoi familiari. I capi o i clienti sono coloro che hanno la precendenza sulle tue attenzioni. E questa assurdità è celebrata a tutti i livelli della società come cosa desiderabile per ogni individuo che ne fa parte. Il successo lavorativo è diventato il metro di paragone su cui misurare la propria realizzazione come individuo. Quel che accade al di fuori di questa dimensione, invece, diventa scontato, secondario, di minore importanza. Dobbiamo essere produttivi, ricchi, vestirci bene ed essere stressati. Soprattutto essere stressati. Il vero individuo impegnato e produttivo è stressato. Così magari ai nostri cari possiamo riservare anche il peggio di noi.
Bah...
"I colleghi diventano quasi più presenti nella tua vita che i tuoi familiari. I capi o i clienti sono coloro che hanno la precendenza sulle tue attenzioni. E questa assurdità è celebrata a tutti i livelli della società come cosa desiderabile per ogni individuo che ne fa parte"
RispondiEliminaQuoto pienamente questo passaggio. E' la tragica realtà da cui, questa crisi economica, ci da una preziosa opportunità di riflessione e fuga.
Assunto questo elemento, unica cosa da fare è agire per cambiare direzione, almeno per quanto possibile. Siamo imbrigliati a tripla mandata nel meccanismo, e il distacco immediato è impossibile. Ma anche il più piccolo dei cambiamenti iniziali significa "iniziare a seguire una strada diversa".
E questo riguarda tanto le vite cosidette comuni che quelle complicate da situazioni morbose come la presenza di un malato affetto da patologia degenerativa....
Sono completamente d'accordo.
RispondiEliminaAnche sul fatto che siamo invischiati nell'ingranaggio e uscirne d'un botto è quasi impossibile. Ma la cosa importante è capire che il solvente del mastice che ci incolla al meccanismo che qualcun altro a pensato per noi, siamo noi stessi. Tocca cominciare a prendere in mano le redini della nostra vita se vogliamo dargli la direzione che vogliamo. E questo comporta presa di coscenza in primis, poi un po' di coraggio e infine l'accettare qualche rischio... anzi, non qualche rischio, qualche compromesso. Se accettiamo di rinunciare man mano al superfluo, ecco che certe conquiste diventano immediatamente più alla portata.
Esatto, e finisce che ti rendi conto che di compromessi ne accettavi fin troppi prima di un simile cambiamento. Perchè in fondo è così, barattiamo le nostre esistenze scambiando gioia con pugni in faccia. E diciamo pure GRAZIE!
RispondiEliminaA breve vorrei pubblicare un post di un tizio che ha davvero stimato il costo del tempo e del lavoro...e il risultato da brividi!
Leggiti qua:
RispondiEliminahttp://www.smetteredilavorare.it/2012/12/come-risparmiare-soldi.html
http://www.ilcambiamento.it/decrescita_felice/smetteredilavorare.html
O qui
RispondiEliminahttp://www.smetteredilavorare.it/2014/11/smettere-di-lavorare-finisce-qui.html
Ho letto con molta attenzione i tre articoli. Anzi, i due articoli più l'intervista. Mi rendo conto, e questo mi rincuora assai, che buona parte di quelle rinunce son già riuscito a metterle in atto. Non compro vestiti e scarpe se non quando è indispensabile, non ho la pay tv (ma, per onestà, la TV "normale" ce l'ho), ho razionalizzato la spesa settimanale e stiamo continuamente lavorando per ottimizzare sempre di più questo processo. Abbiamo eliminato molte uscite al ristorante sostituendole con cene a casa nostra con amici o a casa degli amici stessi (che, oh, mica sempre noi a lavare i piatti, eh :-D). Non abbiamo cellulari costosi e spendo sicuramente meno di 30€ al mese per il traffico telefonico. D'altro canto non credo che l'abbandono del cellulare in favore della linea fissa (che per fortuna non abbiamo) sia un cambio favorevole.
RispondiEliminaResta il fatto che per attuare un processo come il suo devi aver messo qualcosa da parte negli anni (la casa alle Canarie non la puoi comprare con 500€ al mese) e quindi devi si avere un progetto chiaro in mente ma anche la pazienza per portarlo a termine. Intendo dire che per smettere del tutto di lavorare, devi comunque avere avuto un lavoro prima, durato anni, che ti ha permesso di accantonare qualcosa. Il che è normale, non è una critica al blogger questa.
Nella mia situazione attuale, per esempio, pur tirando al massimo, non riesco a mettere via più di 100-200€ al mese. Anche perché mia figlia va al nido e, avendo sia io che la mia compagna un isee molto alto perché entrambi abbiamo un lavoro fisso, paghiamo mensilmente una rata spropositata, al di fuori di ogni nostra più pessimistica previsione. Ma non ho da protestare nemmeno contro questo aspetto, perché è ovvio che chi ha di più, e noi l'abbiamo perché abbiamo entrambi un posto fisso di cui il mio full-time, debba pagare di più per permettere allo stato di far pagare meno a chi ha di meno. E' giusto.
Poi c'è l'affitto, le bollette, ecc... e insomma, facendo la somma di tutto, escono di risparmio solo quei 100€ (di media, perché a volte non si mette via niente, specialmente in inverno con le bollette del gas).
Trovo alfine qualche punto debole nel suo ragionamento e in certe sue scelte. Ma può essere che sia dovuto al fatto che abbia letto solo i tre articoli che mi hai linkato e quindi le mie siano critiche derivate da una conoscienza superficiale del suo blog. Per esempio sostituire il metano (o gpl) per il riscaldamento con la legna, è si un risparmio ma dall'altra è una porcata verso l'ambiente. Si, se lo fa uno in mezzo a migliaia non cambia nulla, ma se, utopisticamente, una grossa fetta della nostra società optasse per una scelta del genere... altro che polveri sottili...
Credo che, insomma, per certi aspetti la sua ricetta non sia applicabile, per esempio, ad una situazione come la mia. Ma certamente è un'ulteriore testimonianza che un cambiamento sostanziale si può attuare. E che è ora, decisamente ora, di pensarci seriamente.
Donato....Donato....!
RispondiEliminaM'ero già imbattuto nel sito smetteredilavorare.it e.......
Penso che quella filosofia possa iniziare a piacerci a seguito del progredire della malattia; ma finchè i sintomi non si fanno ancora evidenti io direi di fare esattamente il contrario.
Ho ripensato a quel sito (GIURO!) e ad altre filosofie simili proprio durante la strada del ritorno dall'ospedale dove m'avevano dato la notizia e ho pensato fortemente:"meno male che fino adesso me la sono goduta e non ho ascoltato chi predicava una vita di sacrifici per guadagnarsi un buon futuro".
Ma del domani non v'è certezza....!
Sei così sicuro che quelli siano i veri sacrifici?
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