PERCHÈ, PRIMA O POI, UNA CURA LA TROVANO... MA NEL FRATTEMPO DIAMOCI UNA MANO PER NON PERDERCI NELLA NOTTE

lunedì 16 giugno 2014

Pseudofovea: ovvero l'arte di arrangiarsi





Potrebbe definirsi un meccanismo tipicamente italiano. Perché? Beh, lo capirete leggendo...


Una premessa, però, va fatta:

La Fovea... cos'è?

 
È una fossetta di circa 1.5 mm, posizionata al centro della retina. 

Si trova proprio nel bel mezzo dell'occhio, e questo ha il suo perchè. Essendo costituita da un fitto numero di coni, i fotorecettori più performanti che abbiamo, ha il grande e prezioso compito di catturare i dettagli di quanto ci si para davanti agli occhi. Per spiegarlo a un gruppo di scolari ho usato questo esempio, che secondo me è utile a tutti, grandi e piccoli. Il nostro occhio è come una fotocamera digitale con due sensori: uno centrale da 300 Mega Pixel, con cui vediamo e studiamo i dettagli di quel che guardiamo, ed uno periferico da 1 Mega Pixel, con cui teniamo d'occhio il mondo intorno a noi (magari per evitare una pallonata imprevista, per non sbattere contro un albero, etc etc...). In tutte le malattie che colpiscono la Fovea (come la Stargardt appunto, ma anche l'AMD) si rovina il sensore potente, e così dobbiamo fare i conti solo con quello da 1 Mega Pixel. Ecco perchè uno di noi magari riesce a vedere che sta arrivando una persona verso di lui, ma la riconosce solo quando ce l'ha a un metro dalla faccia!

Adesso che il buon Donuzzo vi ha fatto rispolverare un po' di anatomia funzionale dell’occhio, vediamo che succede sulla retina quando la Fovea inizia a perdere colpi.

Contrariamente a quel che si pensava in un passato non così tanto lontano, quando c’è una compromissione della funzione foveale l’occhio si rimbocca le maniche e cerca di trovare una scappatoia. Il cervello, a livello inconscio ovviamente, inizia a mettersi al lavoro per cercare una porzione di retina con fotorecettori ancora funzionanti, da poter sviluppare come nuovo punto di fissazione della vista. Questo prende appunto il nome di Pseudo-Fovea. La cosa da notare è che molti soggetti riescono a sviluppare diverse Pseudo-Fovee, in punti differenti della porzione ancora vitale della retina.

Pertanto, una Pseudo Fovea non deriva dalla neogenesi di nuovi fotorecettori, ma piuttosto si tratta di un nuovo punto di fissazione. Certamente, essendo il sistema nervoso estremamente plastico, si stabiliranno nuove sinapsi neurali con lo scopo di rendere il più efficiente possibile il nuovo sensore da 1 Mega Pixel potenziato!

Secondo il Dr Gary Rubin (UCL Institute of Ophthalmology, London, UK) la maggior parte dei soggetti che hanno perso la visione centrale sviluppa, spesso in modo incosciente, una o più Pseudo-Fovee. Per dimostrarlo ha condotto svariati studi, sia su persone sane che con danno foveale. Ha chiaramente evidenziato che normalmente, nell’arco di 6 mesi, in risposta alla perdita della visione foveale si sviluppa quasi sempre un nuovo punto di fissazione. (QUI trovate lo studio citato)

Con ulteriori studi ha poi dimostrato che, con le dovute attenzioni e con esercizi opportuni, già in tre ore è possibile insegnare al cervello come trovare un nuovo punto di fissazione. Questo fa capire chiaramente quanto sia importante avvalersi di personale specializzato (in genere ortottisti e specialisti della riabilitazione visiva), in grado di fare un vero e proprio training visivo. Sì, perché si riesce a guadagnare spesso parecchia qualità visiva imparando ad usare bene una o più Pseudo-Fovee.

E qui parlo per esperienza diretta. Io mi rendo conto di avere tre nuovi centri di fissazione. Uno è in basso, nella zona inferiore del campo visivo di entrambi gli occhi, e gli altri due sono ai due lati dell’occhio destro (verso il naso e verso l’orecchio, per capirci). Con questi ultimi in genere ci riconosco volti, animali, piante, etc, mentre col primo ci guido la macchina (di giorno!), guardo la strada mentre pedalo, etc.

A conferma di quanto dico cito uno studio di qualche anno fa (che potete trovare QUI), in cui i ricercatori hanno cercato di evidenziare caratteristiche comuni nel posizionamento della pseudofovea sulla retina. Sono stati esaminati una ventina di pazienti con scotoma centrale. Mediante un oftalmoscopio laser si è potuto dimostrare che questi pazienti per leggere utilizzano preferenzialmente la porzione inferiore del campo visivo periferico. In particolare la porzione bassa che va verso il naso è quella scelta e usata come pseudofovea. Questo ha due ragioni, principalmente. In primis, la parte inferiore del campo visivo è nettamente più utilizzata dal nostro cervello rispetto alla superiore per quel che riguarda il movimento dell'individuo nello spazio. Con "la coda dell'occhio" teniamo ben monitorato quel che calpestiamo dirigendo i nostri passi mentre ci muoviamo. Inoltre, e questa è una conclusione dovuta ad una semplice osservazione pratica, nel processo della lettura normalmente si cerca di visualizzare nel suo insieme tutta la riga che si sta osservando, per cui la porzione nasale del campo visivo è quella che permette una visione binoculare maggiormente focalizzata sull'obbiettivo.
Per cui, concludendo, la morale alla fine della storia è sempre la stessa: "non dobbiamo restare con le mani in mano ma rimboccarci le maniche e metterci al lavoro per fare il meglio con quello che ancora funziona. Poi, al domani, ci penseremo dopo una bella nottata di sonno!"

6 commenti:

  1. Beh anche tu, visto che l'imbeccata me l'avevi girata tu un pò di tempo fa.... ;-)

    RispondiElimina
  2. BRAVISSIMO DONUZZO!! Devo adoperarmi per creare un video informativo pratico sulla retinite. che a quanto ho capito io e te abbiamo due malattie opposte proprio fisiologicamente....

    RispondiElimina
  3. Esatto carissima. A me è sparito il centro e faccio tutto con la periferia, a te invece è comparso un tubo (spero il meno stretto possibile...).

    RispondiElimina
  4. E' possibile che avvenga anche il fenomeno inverso? Tipo "occhio pigro" del bambino?
    Esempio: OS 10/10 - OD 5/10 per qualche anno.
    Il cervello tende ad escludere i segnali distrorti dall'occhio dx e "si dimentica" sempre più di usarlo.
    Se poi per un problema temporaneo (es. un anno di CNV) OD passa a 1/10 quando "ritorna" sui 4-5/10 fa fatica a ripredere il suo lavoro precedente.
    Se si prova a forzare l'uso dell'occhio debole (bendando l'altro per qualche minuto) si vede qualche miglioramento e ripresa.
    Può essere un ragionamento valido?
    Potrebbe essere utile coprire un occhio per riattivare l'altro?

    RispondiElimina
  5. In genere l'occlusione di un occhio dominante va a vantaggio dell'utilizzo e del recupero di quello prigro. In genere poi, prima si interviene e meglio è (mi riferisco all'età del soggetto). Qui però io mi fermo, perchè ilo caso andrebbe valutato quanto meno con un bravo ortottista (trovarlo non è facile, lo so, ma in sti casi valgono oro quanto pesano!)..

    RispondiElimina

Translate